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Fali Ramadani, il super-procuratore indagato: "Dubbi su Pjanic e Federico Chiesa". Qui crolla la Serie A

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Nuovo terremoto giudiziario nel calcio italiano. Gli affari del noto procuratore Fali Ramadani e del suo collega e socio in affari Pietro Chiodi sono oggetto di perquisizioni nell'ambito di una nuova inchiesta milanese sul calciomercato, parallela a quella di Torino "Prisma" che vede indagati, tra gli altri, il presidente della Juventus Andrea Agnelli, il vice Pavel Nedved e l'ex direttore Fabio Paratici per falso in bilancio. Le due inchieste rischiano di incrociarsi proprio per il ruolo di Ramadani: la Guardia di finanza ha consegnato ai diretti interessati undici richieste di consegna di documenti, anche informatici, nei confronto di altrettanti club tra cui Juventus, Torino, Milan, Inter, Verona, Fiorentina, Cagliari, Roma, Napoli e Frosinone.

In particolare, Ramadani e Chiodi sarebbero finiti nel mirino del procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e dal pm Giovanni Polizzi per molte operazioni di compravendita gestite dal loro studio, tra cui quella che ha portato Miralem Pjanic dalla Juve al Barcellona e il passaggio di Federico Chiesa dalla Fiorentina alla Juventus. Ramadani, tra l'altro, è agente di due big del calcio italiano come il difensore del Napoli Kalidou Koulibaly e del tecnico della Lazio, Maurizio Sarri. Proprio l'affare Pjanic è attenzionato dalla procura torinese perché rappresenterebbe un caso di "falsa plusvalenza", con valore di mercato gonfiato ad arte per "aggiustare" i bilanci di Juve e Barcellona. Secondo i pm, un'abile operazione di "maquillage finanziario".

L'albanese Ramadani è il numero uno dell'agenzia irlandese Lian Sports Group: il gruppo, in collaborazione con Pietro Chiodi, titolare della Soccer Management, secondo la Procura milanese svolgerebbe attività economiche in Italia "sottraendo i relativi proventi all'imposizione tributaria". I proventi sarebbero stati nascosti "mediante transito su rapporti bancari intestati a società di diritto estero a lui riconducibili". Le 11 società di calcio professionistico perquisite, a differenza dei due procuratori, non sono state iscritte nel registro degli indagati

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