Massimo Ferrero in riformatorio a 14 anni, ciò che non sapete: il precedente che gli ha stravolto la vita
Era da quando aveva 14 anni che Massimo Ferrero detto Er Viperetta non osservava il mondo dalla finestra a scacchi, sfumacchiando sigarette di contrabbando. L’ultima volta aveva disertato la scuola, già mal frequentata di suo, fu a causa d'una cinquina («'sta mano po' esse piuma e po' esser fero», per dirla alla Carlo Verdone) mollata a un pizzardone padre non consenziente d'una sua aspirante fidanzatina. Lo arrestarono dopo un furioso inseguimento per tutta Roma, e solo quando al motorino finì la benzina. Oggi qualcuno azzarda, considerandone la picaresca esistenza - un po' Victor Hugo un po' Jean Gabin, un po' Harry Potter - che l'arresto di Ferrero per il crac finanziario di ben quattro sue società, sia, in realtà, montato ad arte per aggiungere un'altra pagina di sceneggiatura al film della sua vita. Può starci.
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GAVETTA DI FERRO
Phisique da Accattone pasoliniano, barba bucaniera, parlata alla glicia che odora di guanciale e pecorino, Ferrero potrebbe apparire come il protagonista di una delle sue pellicole di successo, da Mery per sempre a Mani di velluto, da Ragazzi fuori agli eroticoni di Tinto Brass. A San Vittore, in queste ore, il presidente della Samp, l'uomo che acquistò 60 sale cinematografiche dalla bancarotta di Cecchi Gori pagandole un piatto di ceci, che risanò la squadra genovese (ma senza esserne risanato né riamato), che «non ho paura di nessuno e mando a fanculo chiunque»; be', ora starà rimuginando per fornire ulteriore materiale alla caricatura fattagli da Maurizio Crozza in tv. Romano del Testaccio, classe 51, figlio di una venditrice ambulante e di un tramviere, nipote di una soubrette dell'Ambra Jovinelli, Ferrero vanta una gavetta straordinaria. La sua interpretazione è appunto, quella del romano buzzico, ruvido ma "de core". Ferrero, nella vita fa il «macellaretto», porta la carne nelle case montandola sulla bicicletta rubata a un amico; tenta di proporsi come ballerino, prima nei locali di tip tap di via Veneto e poi nel corpo di danza di Rita Pavone; s' infila nel mondo del cinema in ogni ruolo: latore di cestini del pranzo di Cinecittà, comparsa, portatore di caffè, direttore di produzione, produttore. Il soprannome "Viperetta" pare sia un affettuoso omaggio di Monica Vitti, ma ne dubitiamo fortemente. Sfugge, dell'irresistibile ascesa del businessman, qualche passaggio. Qualcuno nota che le sue fortune finanziarie coincidono col matrimonio coll'imprenditrice casearia Laura Sini. Qualcun'altro sospetta, nell'intreccio di cartelle esattoriale e contenziosi, che Ferrero, avesse alle spalle imprenditori più classici (come Garrone, ex patron della Samp da lui acquistata a prezzo irrisorio). Ma, insomma, è lì che s' allungano le ombre sulla presenza costante di Ferrero, un Ricucci più funambolico, nei palazzi del potere. Si registra, infatti, un furioso andirivieni dagli uffici romani di via Cicerone, da dove pare spiccassero in bella mostra i ritratti di Fidel Castro e del Cardinal Sepe. Specie al settimo piano di viale Mazzini, in Rai, dove i suoi servigi sono assai apprezzati. C'era già, allora, qualcosa che non tornava. Ricordo che, compulsando le carte di certi suoi contratti, s' avvertiva qualcosa di stonato a cui s' accompagnava il simpatico refrain «Ahò, occhio, chi tocca er Viperetta more...». Che non era esattamente un pungolo ad approfondire un'inchiesta, diciamo. Fatto sta che dal 2014 la sua Blu cinematografica divenne oggetto di una giostra inspiegabile di trasferimenti di sede, azionisti e amministratori. Dopo essere stata guidata dalla figlia di Ferrero, Vanessa, anche lei arrestata (Ferrero ha altri tre figli da mogli diverse), la società venne spostata da Roma ad Acquappesa, nel Tirreno cosentino, ceduta al potentino Giovanni Fanelli e alla laziale Maria Antonietta Rocchi, già indagata per bancarotta insieme a Ferrero dalla procura di Roma per l'acquisto dei diritti del film Bye bye Berlusconi attraverso un'altra controllata, la Blu International. La Blu, in seguito è finita in liquida zione poco prima che lo stesso liquidatore, Aniello Del Gatto, finisse nell'inchiesta della Procura calabrese di Pao la che oggirimette Ferrero in cella. Fer rero ha dalla sua una simpatia esplosi va. Ma, come mi diceva un amico della Finanza, io non ho mai visto un banca rottiere antipatico.
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UN MULTITASKING
A ben vedere, Viperetta ha prodotto devastazioni in vari settori merceologici. Nel cinema con la Blu, certo; ma pure nel trasporto aereo con la bancarotta della compagnia aerea Living ston in un'avventura spericolata che si chiuse con una condanna definitiva di un anno e dieci mesi; e nell'agroalimentare con la Farvem assieme all'ex moglie; e nella creazione, un anno fa, del trust Rosan, giusto per aggiungere un elemento nuovo alle scatole cinesi dentro la Sampdoria. Per non dire della condanna a 4 mesi di reclusione per un abuso edilizio riferito ad un immobile acquistato al Parioli. O alle accuse per il caso Obiang, il calciatore la cui vendita fruttò a Ferrero oltre un milione pare distratto «in modo illecito e per fini privati». Una personcina. L'unica cosa certa del suo copione è che, appena se ne scrive la parola "fine", Viperetta riesce sempre, non si sa come, a pas sare al copione successivo...