Valtteri Bottas-choc: "Non mi importa se l'aereo si schianta, semplicemente muoio". Quando "ero un fantasma"
La F1? Inizialmente un incubo. Come descrive Valtteri Bottas al quotidiano finlandese Iltalehti, lo stesso che nel corso degli anni ha avuto diversi problemi: dalla perdita di perso, al pensiero di terminare in anticipo la sua carriera nel Circus. Ecco un estratto della sua intervista: “Dovevo prendere un aereo e la mia ex moglie (Emilia Pikkarainen, ndr) mi ha augurato che il volo andasse bene. Io le ho risposto dicendo che non importava se l’aereo si schiantava: in tal caso sarei semplicemente morto — dice Bottas — Questo è il tipo di pensieri che ho iniziato ad avere, come se niente avesse avuto più importanza. Nel 2014 ho portato me stesso in un grave stato di affaticamento, puramente per la mia testardaggine. Allora dovevamo ridurre il nostro peso al minimo, e ho perso completamente il controllo”.
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Benessere mentale svuotato
Bottas prosegue: “Dovevo pesarmi ogni mattina e sera, e il peso era sempre minore — ha detto ancora a Iltalehti — Ero fissato, delle volte completavo un esercizio di corsa due volte: una con il mio allenatore, l’altro da solo, senza farmi vedere. Pensavo che mi avrebbe fatto bene, ma alla lunga ovviamente non è stato così”. Prima i problemi fisici: “Mi stancavo molto facilmente e non riuscivo a dormire. Ogni notte mi svegliavo alle 4 del mattino e non riuscivo a riaddormentarmi. Questo ha influito sul mio benessere mentale: quando hai tolto ogni briciolo della tua forma fisica, anche il tuo lato mentale si svuota. A un certo punto Emilia mi ha detto che avrei dovuto cercare un aiuto, perché non ero più me stesso”.
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Bottas “un fantasma”
Bottas era diventato “una specie di fantasma”, e anche la morte di Jules Bianchi è stato un colpo duro: “Mi ci sono voluti due anni per recuperare. Ho sofferto di aritmia e alcune volte ho pensato che fosse la fine. C’è stato un periodo in cui ho cominciato a sentirmi svuotato — ha concludo al sito finlandese — Tutta la mia vita era la F1 e non mi piaceva per niente. Ho pensato a smettere”. Prima dell’aiuto di uno psicologo che gli ha dato la forza per andare avanti: “Qualcosa doveva cambiare, ho preso troppe cose troppo sul serio. Mi sono fatto aiutare, ho cominciato a prendere tutto con più leggerezza. E piano piano ho ritrovato la mia forma”.
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