Zalatan Ibrahimovic, il dramma del fratello morto: "Ha smesso di respirare davanti a me, come lo ho visto andarsene"
Domani, 2 dicembre, esce la nuova autobiografia di Zlatan Ibrahimovic, a opera del giornalista della Gazzetta dello Sport, Luigi Garlando. Intanto, sono usciti alcuni estratti del libro. Lo svedese, prima del Milan, era già del Napoli, prima che saltò tutto: "Con loro era fatta, avevo già parlato con Ancelotti, ma poi De Laurentiis lo cacciò — la sua confessione in un’intervista al Corriere della Sera — Non mi sembrava un ambiente tranquillo, così chiamai Raiola e gli chiesi quale fosse la squadra messa peggio”. E Mino rispose: “Ieri il Milan ha perso 5 a 0 a Bergamo”. E Ibra: “Allora è deciso, dissi: andiamo al Milan. È un club che conosco, una città che mi piace”.
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Quello scontro con Lukaku
A Milano, l’anno scorso, fu protagonista di una lite con Romelu Lukaku, quest’anno al Chelsea, nel derby di Coppa Italia vinto per 2-1 dai nerazzurri: “Lui litiga prima con Romagnoli, poi con Saelemaekers — dice Ibra nell’intervista — io intervengo per difendere i compagni, e Lukaku mi attacca sul piano personale. Da restare choccati. Eppure eravamo stati compagni al Manchester". E quella scommessa da 50 sterline per ogni stop sbagliato: "Era un modo per farlo migliorare (Ibra ride). E comunque la scommessa lui non l’ha accettata. Lukaku ha un grande ego, è convinto di essere un fuoriclasse, ed è davvero forte. Ma io sono cresciuto nel ghetto di Malmoe, e quando qualcuno mi viene sotto a testa bassa, lo metto al suo posto. Così l’ho colpito nel suo punto debole: i rituali della mamma. E lui ha perso il controllo. Anche se mi è rimasto un dubbio atroce. Quel derby l’abbiamo perso. Io sono stato espulso. Poi mi sono infortunato. Sono successe un sacco di cose storte. Vuoi vedere che il rito Lukaku me l’ha fatto davvero? Così ho chiesto agli amici credenti di pregare per me. Devo saldare il conto anche con lui. Spero di incontrarlo presto”.
Quei furti da ragazzo
Che tipo di ragazzo era lo svedese? “Un bambino che ha sempre sofferto. Appena nato, l’infermiera mi ha fatto cadere da un metro d’altezza. Io ho sofferto per tutta la vita. A scuola ero diverso: gli altri erano biondi con gli occhi chiari e il naso sottile, io scuro, bruno, con il naso grande. Parlavo in modo diverso da loro, mi muovevo in modo diverso da loro. I genitori dei miei compagni fecero una petizione per cacciarmi dalla squadra. Sono sempre stato odiato. E all’inizio reagivo male”. Mentre sulla guerra in Jugoslavia dice: “Mio padre ne soffriva tantissimo. Ogni giorno arrivava la notizia della morte di una persona che conosceva. Lui aiutava i rifugiati. Però cercava di tenermi al riparo. Ha sempre tentato di proteggermi. Quando morì sua sorella, in Svezia, non mi lasciò andare all’obitorio. Però, quando è morto mio fratello Sapko, di leucemia, io c’ero. E mio fratello mi ha aspettato, ha smesso di respirare davanti a me. L’abbiamo sepolto con il rito musulmano. Papà non ha messo una lacrima. Il giorno dopo è andato al cimitero e ha pianto dal mattino alla sera. Da solo”.
Ibra su Guardiola e Materazzi
Commenti sono arrivati anche su Pep Guardiola, suo allenatore ai tempi del Barça, e sull’ex Inter Marco Materazzi, prima compagno e poi rivale nel derby di Milano: “Pep non mi ha mai capito. Voleva programmare tutto quello che dovevo fare. Guardiola non ama i giocatori di personalità. Ero diventato un problema e siccome non riusciva a risolverlo, l'ho risolto io andandomene”. Mentre su Matrix: “Con lui avevo un conto aperto da anni. L'ho saldato in un derby. Entra a piedi levati, lo salto, lo evito e lo colpisco con una gomitata alla tempia (riferimento a quello di andata nel 2010, vinto dai rossoneri col rigore dello svedese). Pippo Inzaghi commentò ‘Il più bel derby della mia vita: 1 a 0, goal di Ibra, Materazzi in ospedale’. Ovviamente stava scherzando".