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Zlatan Ibrahimovic, la sofferenza nascosta: "Ogni giorno mi sveglio e ho dolori ovunque. Ma al Milan..."

 Ibra

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"Ogni giorno mi sveglio e ho dolori dappertutto. Non è facile”, esordisce così Zlatan Ibrahimovic nella lunga intervista concessa al Guardian. Dove lo svedese si racconta senza risparmiarsi, come fa sempre in campo: "Questa mattina ho avuto dolore ovunque ma finché ho degli obiettivi, finché ho l'adrenalina, vado avanti — dice — So che sto arrivando a qualcosa di buono. Continuerò a farlo finché posso. Non voglio avere quel rimpianto se mi fermo e poi, tra un paio d'anni, mi siedo e dico: ‘Avrei potuto continuare perché mi sentivo bene’. È meglio essere completamente finiti e dire: ‘Non ce la faccio più’. Ma posso ancora farlo e lo sto facendo". 

 

 

L’adrenalina il motore di tutto
Il numero 11 rossonero ha spiegato poi cosa lo spinge ad andare avanti:  “Non si tratta di contratti o di essere famosi. Non ne ho bisogno — dice Ibra — L'unica cosa che mi fa andare avanti è l'adrenalina perché ogni mattina ho dolori ovunque. Ma ottenere altri due follower non ti guarirà. Ottenere più soldi non ti guarirà. Ottenere attenzione non ti guarirà. Quello che ti guarirà è l'adrenalina. Non ho problemi a soffrire. Per me soffrire è come fare colazione. Ma molte persone non capiscono la sofferenza perché la nuova generazione deve fare poco per ottenere qualcosa. Sono molto orgoglioso di appartenere alla vecchia generazione, che doveva fare molto per ottenere qualcosa".

 

 

I giovani lo vogliono imitare
Il Milan come segreto della giovinezza: "È incredibile. Mi fa sembrare giovane. Il Milan fa questo effetto, come Benjamin Button. Dopo sei mesi qui avrai i capelli scuri, fidati". Poi torna serio e spiega il successo della linea verde rossonera: “Sono molto orgoglioso perché vedo questi giovani giocatori assumersi più responsabilità, cambiare mentalità. Questa è la mia felicità ora. Questa è la mia adrenalina. Esco e corro tanto quanto loro. Lo faccio perché quando i giovani mi vedono lavorare dicono: ‘Dopo tutto quello che ha fatto sta ancora lavorando. Devo farlo anche io perché lo sta facendo anche lui’. È così che cerco di dare l'esempio. Quando sono stato qui per la prima volta (dal 2010 al 2012) eravamo delle superstar. Adesso è un gruppo pieno di talenti, la squadra più giovane d'Europa, ma siamo al top. Quindi è un progetto diverso ed è più soddisfacente perché se hai successo con le superstar, è previsto. Questo non è previsto".

 

 

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