Alex Schwazer, "chi ha taroccato i prelievi": scandalo-provette, il marciatore attacca in tribunale
Alex Schwazer non molla ancora, e lo ha sostenuto anche al Quotidiano Nazionale in un’intervista con il giornalista Leo Turrini. Notizia delle ultime ore è che il tribunale federale svizzero ha respinto la richiesta del marciatore altoatesino di revisione della squalifica a otto anni per doping, perché non è stato individuato il presunto manipolatore delle provette: “Sì, è così — ha commentato lo sportivo — Io non sono un giurista, però questo è un formalismo. In pratica dicono: la procura di Bolzano indagava su di te, non su chi può avere taroccato i prelievi, quindi arrivederci e grazie”. E ancora: “Uno scherzo? A suo modo lo è — ha aggiunto — anche se non fa ridere. Mi dispiace anche che a Bolzano non abbiano dato seguito alla denuncia contro ignoti che presentai nel 2016”. Il marciatore, intanto, ha presentato la sua autobiografia che si intitola “Dopo il traguardo”.
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“Parigi? Vediamo, avrò 39 anni…”
Arrendersi? Macché. “Se pensano che mi arrenda si sbagliano, sono pronto ad andare anche alla Corte Europea dei diritti dell’uomo — ha detto Schwazer ancora al QN — Mi hanno negato l’Olimpiade di Tokyo e io nemmeno sono riuscito a guardare in tv gli ori degli azzurri della marcia, è stata una forma di autotutela mentale, per non soffrire troppo”. In questo periodo “non sto marciando, ma mi sono tenuto in forma. Mi sento regolarmente con il professor Donati, il mio coach. Presentarmi a Parigi nel 2024? James Bond diceva: mai dire mai, e la squalifica kafkiana scade prima dei Giochi parigini, ma allora avrò 39 anni e già adesso ogni mese che passa incide negativamente sul fisico”.
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“Dopo il traguardo”
Se l’idea è più un progetto o un sogno, il marciatore aggiunge: “Io sono un uomo libero, non ho ossessioni, ho la mia vita, una bella famiglia, due bambini piccoli, dispenso consigli a un gruppo di maratoneti. I nemici mi hanno ferito, non mi hanno spezzato". Mentre sul motivo per cui ha chiamato “Dopo il traguardo” la sua autobiografia, ha concluso: “Perché c’è sempre un altro traguardo da raggiungere. E non è finita fino a che non è finita”.
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