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Gigi Buffon, con le 4 reti incassate dal Lecce il portiere stabilisce il suo record negativo

Daniele Dell'Orco
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Sì, c'è sicuramente del romanticismo nella scelta di Gigi Buffon di ripartire dal suo Parma, la squadra che lo fece esordire quando era ancora minorenne, dopo vent' anni di incredibile carriera altrove. È il sogno di molti calciatori, anche famosissimi, che sognano di poter chiudere col calcio tornando all'ovile. Il problema è che il Parma che lanciò Buffon era un Parma delle meraviglie, quello della Coppa Uefa del "Mollo" Malesani era una squadra tra le protagoniste di una serie A di un livello inarrivabile. Ora i ducali galleggiano tra la B e la massima serie. E Buffon, che la cadetteria l'ha assaggiata difendendo i pali della Juve retrocessa nel 2006-07 dopo il terremoto Calciopoli, sa benissimo che la B è, per molti versi, più agguerrita della serie A. Una categoria in cui anche le squadre più attrezzate devo faticare parecchio, in cui i pronostici vengono spesso sovvertiti e in cui le goleade si danno e si prendono. 

 

 

 

A Buffon, che un paio di settimane era stato incensato da tutto il mondo del calcio per via del rigore parato ad Antonucci del Cittadella (a 25 anni di distanza dal primo), domenica la serie B ha impartito una dura lezione: a Lecce, per la prima volta in carriera, a 43 anni, ha subito 4 reti tutte in un tempo. Uno score da incubo che ha proiettato nel palmares infinito di Gigi anche il nome di tal Massimo Coda. Ex Parma, ironia della sorte, diventato il primo calciatore della storia a segnare una tripletta a Buffon in un solo tempo. Perché in realtà, sempre in cadetteria, qualcosa di simile era riuscito anche a Matteo Serafini in un Brescia-Juventus del marzo 2007, quando le Rondinelle si imposero 3-1 sulla squadra di Deschamps, trascinate dall'attaccante che in stato di grazia fu in grado addirittura di siglare una delle tre reti in rovesciata. In generale, in carriera, Buffon ha concesso solo 3 triplette: a Tommaso Rocchi nel gennaio 2004 (Empoli-Juve 3-3), a Sergio Pellissier nel 2009 (Juve-Chievo 3-3) e a Giuseppe Rossi nell'ormai celebre Fiorentina-Juventus 4-2 dell'ottobre 2013. Ai colpi di Coda però, stavolta, si è aggiunto anche il gol di Strefezza, che ha fatto venire la sciatalgia a Gigi costretto a recuperare in rete 4 palloni in 45'. Un rapporto complicato, quello tra Buffon e il Lecce, contro cui venne espulso nel 2010/11 (finì 2-0 per i giallorossi), una delle sole 5 espulsioni nella sua carriera, e contro cui allo Stadium l'anno dopo perse malamente un pallone Bertolacci spinse in rete per l'1-1 finale. Stavolta le sue responsabilità sono relative, anzi. In generale non è stato nemmeno tra i peggiori in campo in una gara giocata davvero in modo disastroso dal Parma.

 

 

 

Ma certo, leggere Buffon nel tabellino e pensare a quanto di positivo possa riportare alla mente quel cognome fa impressione: nel 2003 è stato eletto miglior giocatore europeo della stagione secondo la Uefa: primo caso tra i portieri; è stato premiato cinque volte come miglior portiere del mondo, ha vinto tra gli altri il Golden Foot e il titolo di miglior portiere del decennio 2000-2010; è il giocatore con più presenze in serie A da quando esiste il calcio in Italia; è stato ovviamente campione del mondo nel 2006 e da assoluto protagonista, come dimostrano i titoli di miglior portiere del mondiale e il secondo posto nella classifica del Pallone d'Oro di quell'anno. Buffon, insomma, è un portiere divino. Anche per questo, forse, la sua "discesa" negli inferi della serie B è stata un po' improvvida, perché, non essendo certo più Superman e non avendo Cannavaro-Thuram a difenderlo, dà modo a qualsiasi calciatore affamato di gloria di dare il 110% per poter raccontare ai nipoti: «Ho segnato a Buffon». E soprattutto perché, la sua certa ostinazione a voler continuare col calcio giocato rischia di rappresentare non tanto una passerella d'onore quanto un calvario in piena regola. 

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