Ciprian Tatarusanu, "come lo chiamavano in Romania": ciò che non sapevate sul nuovo eroe del Milan
Fare il secondo portiere è già di per sé un mestiere complicato. Devi restare seduto in panchina per settimane, o mesi, e farti trovare pronto quando l'allenatore lo richiede. E la faccenda diventa ancora più complessa quando sei costretto a fare i conti con una reputazione da combinaguai, anche se immeritata. Per fortuna, però, il giudice supremo nel calcio resta il campo, ed il rossonero Ciprian Tatarusanu, sul rettangolo verde, ha risposto come meglio non avrebbe potuto: una splendida parata sul calcio di rigore, ben battuto, dell'interista Lautaro Martinez nel derby di domenica sera.
Un intervento, prodigioso, che ha permesso al suo Milan di portare a casa un preziosissimo 1-1, per restare in testa alla classifica (alla pari del Napoli), mantenendo i cugini a 7 lunghezze di distanza. Insomma, nella serata più attesa è salito in cattedra l'uomo meno quotato, e che si trovava tra i pali, tra lo scetticismo generale dei tifosi, solo perché il titolare Mike Maignan è fuori per un delicato infortunio al polso (il rientro è previsto tra la seconda parte di dicembre e l'inizio del nuovo anno). In quella che può essere definita la rivincita di un portiere che, si diceva, nella sua carriera ha dovuto spesso fare i conti con i pregiudizi.
D'altronde, dopo un inizio da promessa del calcio rumeno (in patria lo soprannominarono "uomo ragno"), dove giocò dal 2003 al 2014 con le maglie di Juventus Bucarest, Gloria Bistrita e Steaua Bucarest (con cui vinse anche due campionati), l'impatto con il grande calcio fu più complicato del previsto. Con le esperienze da titolare in Italia alla Fiorentina (dal 2014 al 2017) ed in Francia al Nantes (dal 2017 al 2019), tra luci ed ombre, oltre ai 10 anni (dal 2010 al 2020) con la casacca della sua Romania (di cui è stato anche capitano e ha collezionato 73 presenze), prima di accettare di fare il secondo portiere al Lione e, appunto, al Milan. Ed è forse proprio il ruolo di vice che più si addice a Tatarusanu.
Che oggi può contare sull'esperienza dei suoi 35 anni, oltre al suo carattere freddo e riservato, che lo aiuta a mantenere i nervi saldi nelle occasioni in cui sono richiesti i suoi servigi. In rossonero, dopotutto, ha sempre fatto bene, con l'unica eccezione del debutto dello scorso anno contro la Roma, in quel 3-3 in cui sbagliò un'uscita, favorendo l'1-1 di Edin Dzeko. Ma già nelle settimane successive, il nativo di Bucarest, seppe farsi perdonare, con ottime prestazioni in Europa League e Coppa Italia, con tanto di rigore parato negli ottavi vinti contro il Torino. Ecco, proprio il tiro dagli undici metri, con cui in carriera non aveva mai avuto un grande feeling, ma che sembra invece aver trovato con la maglia del Diavolo: quello di domenica, infatti, è stato il primo penalty intercettato dall'estremo difensore rossonero in 87 partite di Serie A. Giusto per ricordarsi che non è mai troppo tardi per migliorare, fino a prendersi la scena nella partita più importante dell'anno. Tatarusanu docet.