Massimiliano Allegri, ecco perché il credito è esaurito (e la Juventus non esiste)
La Juventus non c'è perché è un controsenso. Punta sui giocatori quando questi non sono più all'apice della carriera o semplicemente non sono all'altezza della Juve. Servirebbe un'idea di gioco, sarebbe un obiettivo quotidiano, ma non se ne vede l'ombra. L'aveva portata Sarri, che è stato mandato via. È stato assurdo pensare che potesse offrirla Pirlo, allenatore senza curriculum. Così, anziché scegliere un tecnico di progetto, è stato richiamato Max Allegri per riportare a galla la qualità. Un nuovo errore perché sottintende una sopravvalutazione della rosa, errore commesso anche dallo stesso Allegri. Non fosse un allenatore che ha un credito storico da spendere nella Juve, l'esonero sarebbe nell'aria.
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Come minimo, Allegri merita di essere messo in discussione. Farebbe bene anche a lui. Non sembra voglia mettersi in discussione nonostante i risultati negativi, esattamente come la squadra che allena. Il calcio negli ultimi due anni è cambiato ma Allegri è tornato come se non fosse così. E come se la Juve fosse quella vincente che aveva lasciato, non reduce da un quarto posto all'ultima giornata. Serve di più, serve altro: una ricostruzione, non una gestione. Max ha invece riportato la sua idea antica di un gioco basato sulla connessione tra i giocatori, l'ideale per squadre all'apice quale non è più questa Juve. Il Verona, più autentico che mai grazie al rispetto di Tudor verso il lavoro precedente di Juric, dimostra quanto la Juve sia vuota di identità. La vittoria è meritata per superiorità nel gioco e nella gestione dei momenti. È paradossale che Allegri, al 29' e sotto di due reti, chieda "calma" ai suoi. Serve l'elettricità dei minuti finali ma dall'inizio. È l'allenatore più pagato del campionato con 8 milioni all'anno, è doveroso chiedergli altro. Lo deve fare per prima la Juve, cancellando la riconoscenza per il passato.
Quattro sconfitte in 11 partite sono tante anche per il quarto posto: lo scorso anno furono 6 in tutto. Qualcuno deve dire a questa Juve che non è più da scudetto. Toccherebbe in teoria ad Allegri, ma è ormai doveroso che lo dica il presidente Agnelli, proclamando nuovi e più onesti obiettivi. È probabile che il ritardo della Juve sia benzina per il Napoli e il Milan, che prima della sosta hanno calendari profondamente diversi, a partire dalle rispettive avversarie di giornata Salernitana e Roma. Con la Juve assente e l'Inter (impegnata con l'Udinese) a distanza, vedono una stagione buona per vincere lo scudetto, per duellare tra loro. Dovrebbe esserci anche l'Atalanta. È tra le grandi quella che meglio si è mossa sul mercato e in più ha la spinta di un nuovo stadio, eppure sono solo sei in altrettante gare di campionato i punti conquistati al Gewiss (una vittoria, 3 pareggi e 2 sconfitte). Può essere che si faccia coinvolgere dalla spinta del pubblico e perda equilibrio. È capitato anche con la miglior Lazio di stagione, pur in un'ottima prestazione. La differenza è che la squadra di Sarri è in costruzione, quella di Gasp è compiuta. Ecco perché il suo attuale quinto posto assomiglia ad un'occasione persa.