Var, caos in Serie A: ma quale "domenica ottima", ecco perché il regolamento non funziona
«Non ci tiriamo indietro di fronte a eventuali errori e i ragazzi hanno disputato una giornata ottima: se ci sono partite bellissime il merito è anche nostro». E pazienza se nella stessa domenica di grazia vengono espulsi Spalletti («Massa non ha capito la battuta, ma ha reagito come volevamo» esclama Rocchi), Mou, Inzaghi e Gasperini da «ragazzini a cui neanche si può controbattere» (Gasp dixit): più che pugno di ferro, pare un modo comodo per liberarsi di un rompiscatole mascherando nervi fragili. Al designatore della Can, Gianluca Rocchi (un fine umorista?), pare andare bene così, lo conferma a RadioUno, spiegando che il Var «è da oliare e avrà tanto sviluppo; ha portato grandi benefici, più giustizia, gli errori sul fuorigioco sono stati eliminati. Voglio però che ci siano arbitri che decidano in campo».
Ma così non è, e così non Var. Che siano navigati direttori di gara o giovanotti da formare, gli arbitri non tolgono l'elmetto e mettono la testa sotto la sabbia. Rocchi sorvola sul fatto che nella stessa «ottima giornata» le partite clou, Roma-Napoli e Inter-Juve, abbiano offerto interpretazioni opposte di uno stesso regolamento che:
1) o non è scritto bene e allora va aggiustato;
2) è scritto volutamente in modo tale che la discrezionalità sopravviva. Ma se fosse così, addio uniformità.
I CASI INCRIMINATI
Roma-Napoli: Cristante mette i tacchetti sul polpaccio destro di Anguissa che sta rincorrendo il pallone in area. L'arbitro Massa decide che non è rigore e il Var non lo richiama: non viene neanche suggerita la revisione, né compare in tv la consueta sovraimpressione "penalty check in corso" (il Var non fiata neanche sulla possibile espulsione di Abraham per una scarpata in faccia Zielinski e sull'intervenyto di Rui Patricio anticipato da Osimhen vicino alla porta). Inter-Juve: rigore dell'1-1 concesso ai bianconeri. L'arbitro Mariani è vicino all'azione quando avviene il contatto Dumfries-Alex Sandro e fa proseguire con ampi gesti: ha visto, non c'è fallo. Dopo qualche minuto interviene il Var, richiama Mariani che va a rivedere l'azione e dà rigore. Il tocco di Dumfries è lieve, ma c'è: ecco che il protocollo Var viene applicato in maniera opposta rispetto a Roma.
Chi ha ragione? Dovrebbero dircelo gli arbitri, ma non lo fanno; dovrebbe farlo il regolamento, ma abbiamo tutti capito che la norma per cui il Var può assistere l'arbitro solo in caso di «chiaro ed evidente errore» o «grave episodio non visto» può voler dire tutto e niente. Magari tra qualche mese usciranno interviste riparatrici: l'ha fatto Orsato sul caso Pjanic (mancato secondo giallo dopo fallo su Rafinha in Inter-Juve), l'ha fatto Calvarese su Cuadrado (rigore per i bianconeri quando invece è il colombiano a buttarsi fra le gambe di Perisic, durante Juve-Inter). Il nuovo corso comunicativo inaugurato dal presidente Alfredo Trentalange è ectoplasmatico, non si sa quali confini abbia e non è al passo coi tempi. Gli arbitri non hanno una struttura mediatica per fornire spiegazioni tempestive delle decisioni controverse, regolamento alla mano. Che dovrebbero conoscere, anche se la battuta di Orsato a Cristante nell'intervallo di Juve-Roma («Il vantaggio sul rigore non si dà mai. E se non fischio? Poi dai la colpa a me perché l'ha sbagliato»), non solo non è riuscita, ma ha pure svelato che molti fischietti avrebbero bisogno di un ripassino.