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Max Biaggi, le impensabili parole su Valentino Rossi: "L'ultimo baluardo della nostra era"

Lorenzo Pastuglia
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"Valentino Rossi? È stato l’ultimo baluardo della nostra era, il superstite di quella generazione. Per questo ho pensato di scrivergli, ma le sue gesta rimarranno per sempre”. Firmato, Max Biaggi. Il rivale di sempre in pista e fuori di Valentino, colui che sostenne Jorge Lorenzo nel polemico finale di campionato 2015, quando di mezzo ci fu Marc Marquez nel GP di Sepang, mette da parte le armi nell’intervista al Giornale: “Guardo con simpatia tutto quello che è successo tra noi — dice Max — il nostro duello migliore è stato Welkom 2004, anche se vinse Rossi. Io commisi un errore, perché non mi ero reso conto che fosse l’ultimo giro. Dentro di me ne aspettavo un altro per la zampata finale”. Parole importante quelle di Biaggi, il quale non ha nascosto ammirazione per il rivale di sempre, con un pizzico di nostalgia a caratterizzare la sua riflessione.

 

 



Non è facile tendere la mano ad un rivale, neanche dopo tanti anni: “Il mio messaggio social non cambia le cose. Con gli anni si matura e cambiano i punti di vista. Oggi mi volto indietro, sorrido e guardo con simpatia a tutto quello che è successo tra noi”. Mentre la rivalità “credo sia nata perché doveva nascere. Perché entrambi volevamo vincere”. Della carriera, Biaggi ricorda i successi più belli: “Dal primo titolo in 250cc con Aprilia vinto a Barcellona all'ultima gara, alla vittoria a Phillip Island con Honda, un successo giunto sempre all'ultima gara — aggiunge — E poi il debutto in 500. Un momento speciale. Tutte le prime volte, direi. La vittoria in SBK dopo un anno di stop dalla MotoGP arrivata sempre alla prima gara. Tutto è stato bello”. 

 


Quanto è stato importante ritirarsi da campione del mondo? Biaggi conclude: “È il finale perfetto di un bellissimo film: la mia carriera è finita con il titolo all'ultima gara in Francia per mezzo punto. Il massimo. In ogni sport, ritirarsi da vincente è un privilegio perché resta un ricordo indelebile, ma è anche il più doloroso perché sai di essere ancora forte e potresti continuare a correre”.

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