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Difesa? Non proprio, la rivoluzione di Mancini è a centrocampo: dove ci può portare una generazione di fenomeni

Daniele Dell'Orco
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La generazione di fenomeni del Belgio (primo nel Ranking FIFA dal lontano 2016) è stata spazzata via dall'Italia due volte nel giro di pochi mesi. Ai quarti dell'Europeo e nella finalina di Nations League, che in molti (tipo il portiere dei Diavoli Rossi, Courtois) sostengono sia totalmente inutile, ma oltre che consentire agli azzurri un bel balzo proprio in quella graduatoria che conferisce i piazzamenti tra la prima, la seconda, la terza e la quarta fascia nei sorteggi mondiali, rappresenta anche una sempre gradita occasione di "contendersi" qualcosa. E in queste situazioni, si sa, l'Italia dà il meglio. Di fronte ai decantatissimi fuoriclasse del Belgio, a brillare sono i nostri, di fenomeni, specie quelli del centrocampo di Mancini. Questa sì una "golden generation" di talenti, capaci di offrire alla Nazionale un'ossatura in mediana di qualità superiore, di costanza imbarazzante e di longevità assurda.

 

 

Perché nella sfida ai belgi a brillare sono Nicolò Barella (con un gol al volo a dispetto della sua fama di giocatore muscolare, dinamico ma poco tecnico), Lorenzo Pellegrini (leader della Roma e ora pian piano decisivo anche in azzurro), Manuel Locatelli (tra i pochi ad essere sugli scudi nell'inizio shock della Juve in campionato e a suo agio anche nel ruolo di play). Quante selezioni al mondo possono permettersi di tenere un livello così elevato di gioco tenendo in panchina gente come Verratti, Jorginho, Cristante? Poche. Forse solo Spagna e Francia. La cosa davvero interessante è che tutti sanno fare tutto, che non c'è competizione tra quello che dopo l'Europeo vinto è ormai un gruppo molto coeso, che il processo di maturazione di molti di loro non è nemmeno completo. Basta guardare la carta d'identità: Barella (24 anni), Locatelli (23), Pellegrini (25), Cristante (26) sono praticamente coetanei. A loro bisogna aggiungere i "veterani" Jorginho (29 anni, candidato al Pallone d'Oro) e Verratti (28), top player di livello mondiale, giocano nelle squadre migliori d'Europa.

 

 

E anche qualche outsider come Gaetano Castrovilli (24 anni, da rilanciare ma con doti super) e Tonali (21 anni). Quest' ultimo, Mancini può addirittura permettersi di "concederlo" agli azzurrini di Nicolato per portare a termine il compito di qualificarsi a Euro2023, in attesa che Sandro compia il suo percorso da predestinato che tutti si aspettano e che pare finalmente aver imboccato: sia nel Milan, sia nell'Under 21. Insomma, l'Italia per generazioni intere ha vinto e convinto grazie alle certezze offerte da portieri e difensori totemici. Negli anni Duemila abbiamo sfornato attaccanti in quantità, ora tocca al centrocampo, intorno al quale sia Mancini che i ct che verranno dovranno costruire una formazione all'altezza, capace di farsi ispirare da fonti di gioco così pure da far invidia persino alle generazioni di fenomeni degli altri. Vere o presunte.

 

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