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Gigio Donnarumma, "oversize, Andrea Scanzi a valanga: "semplicemente fischiato un traditore"

Andrea Scanzi

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"Resto sempre affascinato dalla capacità che hanno molte persone di indignarsi per le cazzate. Accadono eventi terribili e non fanno una piega. Poi qualcuno fischia Donnarumma e apriti cielo. L’unica cosa veramente orrenda accaduta ieri a San Siro sono stati i fischi durante l’inno spagnolo. Tifo Milan e conosco molto bene la storia tra noi e Donnarumma. Come ha sintetizzato Capello, Donnarumma è stato oltremodo irriconoscente con il Milan. La società gli ha dato e avrebbe dato tutto. Andarsene era lecito e il PSG è certo molto più vincente del Milan attuale, ma bastava dirlo subito". Così su Instagram Andrea Scanzi parla dei fischi a San Siro per Donnarumma durante Italia Spagna.

 

 



"Invece Donnarumma ha detto tutto e il suo contrario, finendo poi con l’assecondare i voleri del diversamente simpatico Mino Raiola. Per questo lo chiamano “Dollarumma”. Per questo lo ritengono “il maggiordomo dei pizzaioli”. Per questo ora soffrono. Rosicano. E si incazzano. Ne hanno motivo. Non ho mai avuto il mito di Donnarumma. È un fenomeno, ma la scintilla non è mai scattata. A livello umano voglio già molto più bene a Maignan. Non ho certo il lutto per la dipartita di Dollarumma. Il mondo va avanti e il Milan pure. Buona fortuna, ma tra lui e Maldini o Totti o Antognoni c’è la stessa differenza che passa tra Stevie Ray Vaughan e un assolo di grattugia eseguito con le palle da Gasparri", prosegue Scanzi.

 

 



"Non avrei fischiato, perché ieri giocava la Nazionale e non il Milan. Non mi sono piaciuti gli striscioni con gli insulti. San Siro avrebbe dovuto essere più maturo. Tutto vero. Ma non facciamola troppo lunga: nessuno ha bruciato tricolori e nessuno ha invaso la Polonia. È stato semplicemente fischiato un portiere percepito da molti come “traditore”. Non sta scritto da nessuna parte che una persona, per essere italiana, debba amare per forza tutti i giocatori che indossano la maglia azzurra. A me, per dire, son sempre stati (calcisticamente) molto sui coglioni Materazzi e Bonucci. E non per questo mi sono sentito meno italiano di questo o quello.
Impariamo a “indignarci” per le cose serie, su", conclude il giornalista del Fatto.

 

 

 

 

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