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Mario Sconcerti, Italia ko con la Spagna e la grande paura: "Le colpe di Mancini, il Rinnovamento è finito"

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La Spagna ci riporta bruscamente sulla terra. L'Italia esce sconfitta in Nations League più di quanto dica il 2-1 finale a San Siro. E i fischi a Gigio Donnarumma non bastano a spiegare il crac emotivo degli azzurri di Roberto Mancini, campioni d'Europa in carica eppure di nuovo fragilissimi. "La prima causa di questo scompenso - accusa Mario Sconcerti sul Corriere della Sera - è stata prima di tutto una scelta, quella di mettere Barella su Busquets. Non è stato fermato Busquets e all’Italia è mancato Barella". Tatticamente, spiega l'editorialista puntando il dito sulle scelte del nostro ct, Jorginho è stato così costretto "a rimanere basso, quasi sulla linea dei difensori", mentre "Verratti è rimasto a sua volta solo in mezzo al campo, per altro rincorso, ripreso, spesso battuto, da un formidabile ragazzo di 17 anni, Gavi".

 

 

 



Senza centravanti e senza centrocampo, e alla fine pure senza il leader della difesa, Bonucci, espulso a fine primo tempo, prima del raddoppio delle Furie rosse. Mancini nella ripresa ha cambiato le carte, ma non è servito. Secondo Sconcerti "è accettabile perdere una partita ogni 38". La verità però è che "a questi livelli abbiamo fatto fatica anche agli Europei, in semifinale e finale abbiamo vinto ai rigori. Non siamo i migliori, con alcuni avversari dobbiamo ancora giocarcela in modo duro, cattiveria che adesso non abbiamo".

 

 

 

 

Anche perché "la Spagna non ha giocatori migliori, ma era messa meglio in campo, più organizzata e più motivata anche dalle dure polemiche del suo tecnico", Luis Enrique. E ora per Mancini "comincia una situazione nuova. Lui è stato il grande Rinnovamento, oggi non c’è più il nuovo, le scoperte sono finite. Dobbiamo ricominciare da noi. Inventare due volte è la cosa più difficile". E il guaio è che in ballo c'è ancora la qualificazione mondiale da confermare sul campo, e i meriti di un'estate fa non contano più nulla.

 

 

 

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