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Sonny Colbrelli vince la Parigi Roubaix, infangato come Marcell Jacobs. La stampa francese: "Puzza di doping"

Lorenzo Pastuglia
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È l’estate dell’Italia. Non solo le vittorie di Euro2020, il record di medaglie battuto alle Olimpiadi di Tokyo, il trionfo di Filippo Ganna nel Mondiale di cronometro su sta in Belgio, perché Sonny Colbrelli ha vinto scorsa settimana la 18ª Parigi-Roubaix. Rimasta però indigesta ai nostri cugini francesi. Le Dauphiné Libéré, l’antico quotidiano regionale transalpino, ha scritto duramente che il successo del bresciano "getta una nuova pietra in un mare di sospetti e si porta dietro l’odore nauseabondo del dubbio". E ancora: "Certo — prosegue l’articolo — Colbrelli non è mai stato trovato positivo all’antidoping e all’ultimo Tour de France la perquisizione nell’albergo della sua squadra, la Bahrain-Merida, non sembra aver dato risultati, ma la vittoria di un debuttante alla Roubaix non si vedeva dal 1955".

 

 

 

 



Le critiche anche di Le Sud-Ouest e Le Parisien - Anche un altro quotidiano, Le Sud-Ouest, ha seguito l’esempio (pessimo) dei colleghi del Dauphiné Libéré: "Incredibile che l’italiano, un velocista puro, riesca a volare anche sul pavé", mentre l’ex campione del mondo Philippe Gilbert, spiega che "Colbrelli da quando ha vinto il campionato italiano a giugno non è mai andato oltre il secondo posto. Beh, è incredibile".

 

 

 

 

 

Conclude poi il noto Le Parisien: "Un ex sprinter che si è trasformato in scalatore, che non finisce più di sorprendere e la cui squadra è nel mirino dell’autorità giudiziaria". Una bufera simile a quella subita da Marcell Jacob, un altro bresciano peraltro (nato però in Texas, negli Usa), dopo la clamorosa doppietta nei 100 metri e nella 4x100 ai Giochi di Tokyo. In quel caso il veleno fu dei britannici, lo stesso che abbiamo sentito dopo la sconfitta agli Europei e i vari It’s coming home

 

 

 

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