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Juan Cuadrado, "povertà e allegria": le confessioni della juventino sul suo passato (e su Guidolin)

Lorenzo Pastuglia
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"Vengo dalla povertà, insegno l'allegria". A poche ore dal derby della Mole contro il Torino, Juan Cuadrado ha parlato al quotidiano La Stampa: “Con il Chelsea resta la soddisfazione di aver giocato da squadra — ha detto il colombiano della Juve — di aver lottato per un risultato che volevamo a tutti i costi: è il nostro dna, contro le grandi viene fuori. Ci dà nuove consapevolezze, ma dobbiamo tenere i piedi per terra e continuare a lavorare. Vittoria allegriana? Anche secondo me: magari non avremo giocato il miglior calcio, ma, ripeto, siamo stati squadra. E conta il risultato”.

 

 

Sul rapporto coi giovani in squadra: “Cerco di trasmettere allegria: a volte siamo troppo tesi, per me la vita è felicità, che non vuol dire essere giocherelloni o superficiali, le risate non rubano concentrazione: chi ha il mio carattere può essere frainteso, a me capitò a Udine con Guidolin”. Il Torino è in salute e Cuadrado avverte: "Lo trovo più solido che in passato — aggiunge — Sarà una sfida speciale, per noi e per i tifosi. Una battaglia. Ma in questo momento qualsiasi partita sarebbe stata importante. Il gol all'ultimo minuto? Lo ricordo benissimo, una gioia pazzesca. Se ci penso, risento il boato del pubblico”.

 

 

Su Ronaldo conclude: “Conosciamo la classe di CR7 e sappiamo cosa ha rappresentato per noi, ma la cosa più importante è la Juventus. Stiamo lavorando per non fare notare la sua mancanza”. Infine parola anche sull’episodio di razzismo subito da Mike Maignan, portiere del Milan, nella partita dei rossoneri proprio all’Allianz Stadium, finita 1-1: “La partita dovrebbe essere vissuta solo come divertimento e tutti dovremmo essere più responsabili. Invito a riflettere sulle conseguenze di certi gesti, di certe parole: non si fa male solo al ragazzo in campo, ma alla sua mamma, ai suoi figli, alla sua famiglia”.

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