Tokyo 2020, le lacrime di Filippo Tortu? Non solo il trionfo di Jacobs: le aggressioni e quel dramma-Covid, cosa c'è dietro
Sarebbe dovuto essere l'uomo del destino per l'Italia nelle gare di velocità delle Olimpiadi di Tokyo. Con Marcell Jacobs non ha mai avuto grande rivalità, ma essendo il primo italiano ad essere sceso sotto il muro dei 10" nei 100 metri piani, tutti gli occhi erano ovviamente puntati su di lui. E invece Jacobs ha fatto exploit e Filippo Tortu è andato "solo" benino. Nulla più. Ha agguantato d'orgoglio la semifinale ma la sua corsa è finita lì.
Jacobs dopo l'oro l'ha caricato («Forza Pippo, verrà anche il tuo momento») e ha ricevuto la fiducia del ct La Torre che l'ha sempre difeso dalle aggressioni mediatiche. Così, voleva fortemente un riscatto già a Tokyo e l'ha ottenuto nel modo più bello: una rimonta tutta d'oro nell'ultima frazione della staffetta 4×100, a regalare qualcosa di ancor più mai visto nella storia dell'atletica italiana, con un 37"50 da stampare nella memoria.
Con lacrime di gioia dopo quelle di dolore e delusione degli ultimi tre anni Tortu è fondamentale nella conquista di un oro olimpico che spazza via qualsiasi nube sul suo conto e sul suo futuro. Anche perché il suo deludente risultato sui 100 metri, si è detto poco, è dovuto a un'altra questione: paure, gare dosate col contagocce, un Covid da cui è guarito solamente con grande fatica. Filippo è arrivato con mille dubbi alle Olimpiadi ed ha corso con tempi per lui modesti (10"17) e ha strappato la qualificazione solo grazie ai ripescaggi.