Marcell Jacobs, gli errori di politica e politicanti: perché rischia di restare "l'unico campione"
Lamont Marcell Jacobs non è ancora atterrato dal suo volo sull'Olimpo (e, letteralmente, non è ancora rientrato da Tokyo) che già lo strattonano per la canottiera. Perché il povero Marcell è un lumacone in confronto alla velocità con cui sono tutti saltati sul suo carro a reclamarlo, a chiedere lo ius soli sportivo, ad assicurarsi che sia chiaro che è nato al El Paso, Texas, ma è italianissimo. Insomma, Jacobs va veloce ma non scappa. O meglio, se evitiamo di rompergli le scatole non scapperà.
Video su questo argomentoJacobs, tutti i segreti di un brand di successo. M5s, caporetto tra giustizia e reddito. Da Meghan Markle ritorna Oprah: su LiberoTg
Se i politicanti invece di farsi belli con i messaggi di giubilo post-impresa pianificassero un reale sviluppo socio-sportivo sul territorio, allora fra una decina d'anni l'«effetto Jacobs» potrebbe farsi sentire sui ragazzi di 10/12 anni che lo hanno appena scoperto. E, chissà, magari convincerli ad entrare in un campo d'atletica per vedere che mondo vi si nasconde. Nicole Daza, compagna di Marcell, madre di due dei suoi tre figli, ha spiegato che «ci piacerebbe molto andare in America. Forse in California, a Los Angeles, ma vedremo dove ci porterà il cuore. Un futuro oltreoceano sarebbe produttivo per me, per lui e per i bambini, perché studiare in una scuola diversa fa crescere anche i figli diversamente. Siamo propensi a spostarci e a far vedere loro com' è il mondo».
Nicole ha 28 anni e parla con la saggezza di una madre, eppure Guido Malinverno, sindaco di Desenzano, città dove è cresciuto Jacobs, è già in ansia perché «lo stiamo aspettando per la festa ed è difficile da metabolizzare l'idea che il suo futuro possa essere così lontano», anche da quella pista di atletica su cui ha iniziato ad allenarsi, «l'unica ad otto corsie in tutta la provincia di Brescia e fra le pochissime in Lombardia. La vittoria di Marcell potrebbe essere l'occasione per sottoporla a un bel restyling». Ecco, se ogni volta serve aspettare un oro olimpico per sistemare le strutture, come possiamo pensare di allevare dei campioni?