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Formula 1, Jacques Villeneuve: "Ammiro Flavio Briatore. Leclerc o Sainz? Alla Ferrari manca un pilota forte"

Leonardo Filomeno
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 L'iride la portò a casa nel 1997, con una Williams che per il mitico patron Frank «valeva la vita». Il papà, Gilles, in quell'irripetibile annata era già da tempo nella leggenda. Saranno la curiosità per la sfida e quella genuina fame di conquista a fargli vincere quasi ogni tipo di corsa, «anche se la 24 ore di Le Mans è un rimpianto, mi manca». Cinquanta super primavere, varesino d'adozione, il pilota canadese Jacques Villeneuve (che disputa quest' anno la Nascar Whelen Euro Series con la Academy Motorsport-Alex Caffi Motorsport) legge la trama della Formula 1 del prossimo anno mentre siamo al giro di boa di una stagione movimentata e imprevedibile come non accadeva da tempo.

Villeneuve, i valori in pista verranno rivoluzionati dalle nuove regole o saranno i soliti a dominare?

«Il cambiamento aiuta chi si adatta con maggiore velocità, quindi le grandi squadre ne trarranno subito beneficio e la differenza si vedrà tanto. Red Bull e Mercedes saranno ancora davanti, gli altri si avvicineranno nel tempo. Questo però è un falso problema: ci sono stati anni in cui gli ultimi prendevano 7 secondi a giro, non 1 secondo e mezzo. È assurdo sentir dire che la differenza tra i team grandi e piccoli sia enorme. È piccolissima, sono tutti molto vicini, soprattutto se guardiamo ai soldi spesi».

Il destino da campione è già scritto per Verstappen?

«È messo molto bene, la Red Bull è tarata su di lui, la guida divinamente. Che vinca o no il campionato, è l'anno giusto, e lui è maturato molto. Lotta contro una Mercedes in grande crisi, a secco di stimoli per la lotta e per la ricerca del centesimo che fa la differenza, cosa a cui Red Bull era abituata. Lo stesso vale per Hamilton: l'anno scorso lottava con Bottas, per dire, oggi contro Verstappen deve tirar fuori le unghie per restare a galla».

Bottas già in pensione nel 2022?

«Per me potrebbe traslocare in Aston Martin, al posto di Lance Stroll, che andrebbe in Mercedes. Il sogno di Stroll senior, vicinissimo a Toto Wolff, è quello di vedere suo figlio vincere campionati. E Toto ha bisogno di un posto per Valtteri. Di sicuro Hamilton non gradisce Russel come compagno. Meglio uno come Bottas, che non dà fastidio».

 

 

 

In Ferrari qualche lampetto s' è visto, come sarà il futuro?

«Hanno fatto un gran casino in passato, finendo per puntare tutto sul 2022 e nulla su quest' anno. Prima volevano essere un team totalmente italiano, poi hanno cambiato idea. Gli uomini migliori sono stati mandati via, e alcuni di essi oggi lavorano in Mercedes. Quello che pagano in pista è frutto di scelte risalenti a 5 anni fa. Un passo avanti sul motore c'è stato e il potenziale si vede, ma concretizzare non sarà semplice».

Sainz regge il confronto con Leclerc, nonostante le difficoltà di adattamento.

«Per cercare una direzione vincente bisogna seguire le indicazioni del più forte. O i due piloti hanno uno stile di guida simile, e non pare sia così, o dipenderà da chi saprà fornire gli spunti migliori. Red Bull ha sfruttato Verstappen e nelle sue mani oggi la macchina è una freccia. Nessun altro potrà trovarsi così a suo agio».

Tra le nuove leve chi ti piace?

«Lando Norris. Ha distrutto Ricciardo. Cresce ed è fortissimo in gara. Anche lui è "figlio di papà", come Stroll, eppure mostra una fame impressionante, insolita per piloti che non hanno dovuto compiere fatiche. Non mi è piaciuto però in Austria, quando ha mandato fuori pista Perez. È stata una scorrettezza. Doveva lasciare il passo ed ammettere l'errore».

Mick Schumacher come lo vedi?

«Fuori pista lo vedo molto spesso (ride, ndr), ma è con il team giusto per farlo. Con la Haas lottano per nulla. È lì per fare chilometri ed imparare. Deciderà poi la Ferrari».

 

Col passaggio a Dorilton Capital la Williams potrebbe tornare protagonista?

«Non so fino a che punto siano "gente di gara". Con la mentalità di una venture capital si può ambire a migliorare l'immagine per ricavarne benefici finanziari. Ma se ottenere risultati migliori in pista vuol dire spendere di più per la squadra, difficile immaginarsi nuovi successi. Non è come avere a capo Frank. Con i piloti era spietato, ne mandava via tanti, macinando risultati. Era una persona fredda, ma faceva bene. E se avevi il suo rispetto, era totale».

Fuori dalla pista come vivevi la rivalità con Schumi?

«Non la vivevo. Non c'è mai stato un rapporto umano. Non andavamo d'accordo e mai abbiamo tentato un avvicinamento. Al limite qualche saluto, anni dopo».

La pista del cuore?

«A Melbourne andavo fortissimo e, aprendo il campionato, era un indicatore per la stagione. Per guida e giro secco in qualifica direi Suzuka, Spa e Montecarlo. Quanto alla gara, a Montreal l'azione non è mancata mai, dovevi sempre inventarti qualcosa. Monza è tra le piste old style che più ho amato».

Esiste nella F1 un ruolo in cui ti piacerebbe mettere a frutto la tua esperienza?

«Ammiro molto Wolff. Ho ammirato, ai tempi, Flavio Briatore, simile a Toto quanto a capacità. Servirebbero ancora persone come Flavio in F1. Quanto ame, un giorno mi piacerebbe essere ciò che Niki Lauda è stato per Mercedes. O ciò che Helmut Marko rappresenta oggi per Red Bull». 

 

 

 

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