Tokyo 2020, la tortura della mascherina: "Mettila subito", gli atleti obbediscono e soffocano
Quando sei piccino mamma e papà ti iscrivono agli sport «così diventi forte e sano»: qualcuno sceglie il nuoto, altri il judo, quando diventi più grandicello sotto con le discipline a squadre «così impari a stare con gli altri»; e quindi calcio, pallavolo, rugby, basket e, insomma, questo per dire che nessuno sceglie per suo figlio i 3000 siepi, neanche i genitori molto sadici. I 3000 siepi sono una specialità devastante dell'atletica. Tu parti insieme ad altri infoiatissimi atleti per completare 7 giri e 1/2 a velocità siderale. Già così trattasi di tortura medievale, ma in più ci sono le siepi.
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Per "siepi" si intende una serie di ostacoli (35) alti 91 cm (76 per le donne), di cui 28 normali e 7 con l'acqua (riviera). Questa cosa, che solo a scriverla ti viene l'ansia, a Tokyo è diventata una pratica inaccettabile: 'sti poveri malcapitati, già rovinati dai genitori che hanno scelto per loro siffatta condanna («papà, io vorrei giocare a golf», «no, 3000 siepi e muto») all'arrivo, dopo 8' abbondanti di corsa serrata, vengono accolti dalle maestranze giapponesi che li guardano ansimare, li avvicinano e senza pietà gli allungano la mascherina. «Metti subito». Insistono. E quelli, ancora totalmente in debito d'ossigeno non hanno alternative e... ubbidiscono. E soffrono. Si vede. Fate qualcosa.
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