Euro 2020, Nicholas Farrell contro gli Azzurri: "Ma calmatevi, quante falsità"
Vincere il campionato europeo non bastava agli italiani, che nei giorni successivi hanno partecipato a un'orgia di supremazia morale. Nel calcio gli italiani non sono meglio degli inglesi (anche se hanno vinto la finale per un pelo ai rigori), ma tanti di loro si sono messi anche a insistere che rispetto agli inglesi siano anche persone migliori. A loro io- da britannico espatriato doc, che ha vissuto tra gli italiani per secoli - dico questo: si calmino, signori! Hanno definito la nazionale inglese "cattivi perdenti" e "imbroglioni", e i suoi tifosi maleducati, superbi, violenti, ubriaconi, teppisti e razzisti. Si parla tanto, in Italia, della morte del fair play inglese. Questa è la narrativa messa in onda dai media e sui social. I giocatori hanno mostrato che gli inglesi sono cattivi perdenti, perché hanno tolto le medaglie d'argento appena consegnate. Questo sarebbe stato un gesto di disprezzo verso gli azzurri. Non conta che, nel bene e nel male, la rimozione delle medaglie da finalisti perdenti nei tornei di calcio sia molto diffusa. Non come segno di disprezzo verso l'avversario, ma verso se stesso. Per quanto riguarda i tifosi inglesi, sono stati accusati di avere avuto sia un comportamento che un aspetto disgustoso: hanno deriso e fischiato gli inni degli avversarie; hanno dato la caccia ai tifosi italiani per picchiarli; hanno abbandonato lo stadio prima della consegna della coppa all'Italia.
Ma ancora: non conta che spesso anche i tifosi italiani deridano e fischino gli inni dell'avversario. Né che, se avesse perso l'Italia, i loro tifosi senza dubbio avrebbero abbandonato Wembley appena finita la partita. Diciamola: perdere una finale, soprattutto ai rigori, è deprimente. E la cosiddetta prova che i tifosi inglesi abbiano dato la caccia agli italiani era un video girato sui social. In realtà si trattava di una rissa tra inglesi con biglietti e inglesi senza. Hanno corretto la narrazione, gli italiani? Figuriamoci! Vittorio Feltri, direttore editoriale e fondatore di Libero, ha scritto: «Ho sempre ammirato e tentato di copiare lo stile degli inglesi: nell'abbigliamento maschile sono sempre stati maestri, praticamente per primi hanno adottato il sistema democratico». Feltri è una versione italiana incredibilmente elegante dell'English Gentleman classico, come io so visto che per tanti anni ho lavorato per lui come opinionista proprio a Libero. Peccato che in questa occasione abbia ripetuto il punto di vista del gregge italiano. Nello stesso fondo Feltri scriveva: «In una sola notte essi sono riusciti a distruggere una solida reputazione durata secoli. All'improvviso la loro buona educazione è andata a farsi friggere. È bastata una partita di pallone per mandare in vacca la ottima fama dei londinesi. I quali ne hanno combinate di ogni colore, trasformandosi in cafoni degni soltanto di essere deplorati».
Ovviamente, nessun britannico sano di mente può sentire nient' altro che vergogna e rabbia verso il comportamento della minoranza che negli anni ha assicurato al calcio britannico una reputazione così imbarrazante. Ma è ipocrita da parte degli italiani salire sul moral high horse (il "cavallo del moralismo"), e disonesto usare questi inglesi per definire l'intero popolo inglese. Il comportamento più ipocrita e disonesto è stato quello di etichettare gli inglesi come razzisti perché un piccolo gruppo ha scritto cose razziste sui tre giocatori di colore che hanno sbagliato i rigori. La Gran Bretagna, infatti, è uno dei Paesi meno razzisti d'Europa, avendo accolto un numero enorme di immigrati dal Commonwealth. E tutto ciò, da un Paese che regolarmente spicca come uno dei più corrotti in Europa.