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Euro 2020, "nello spogliatoio dell'Italia": Sogno Azzurro, il documentario che svela i segreti della Nazionale

Fabrizio Biasin
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Sogno azzurro è questo progetto piuttosto visionario «investo sulla Nazionale nel suo percorso verso gli Europei, senza sapere cosa farà la Nazionale agli Europei» - andato in onda giovedì sera su Rai 1. Anzi, diciamola meglio: le prime quattro puntate le hanno piazzate prima dell'inizio dell'ambaradan e sono andate così-così (12% di share), l'ultima invece è stata un trionfo (21.2%). Quanto ci interessa il dato d'ascolto? Niente, soprattutto perché, ormai, certi prodotti vanno valutati sulla lunga distanza.

 

 

 

Quanto ci è piaciuto? Immensamente, e questo, con il successo dei nostri, c'entra solo in parte. I motivi? Eccoli. 1) Una troupe per un mese ha vissuto a stretto contatto con gli azzurri. Era la 27ª e assai discreta convocata. Le immagini riprese a Coverciano e nei trasferimenti sono naturali, vere, clamorosamente inedite. 2) Il montaggio arrapa: si parte dalla fine, dal trionfo, si torna all'inizio, si vive partita dopo partita, si percepisce la crescita di consapevolezza del gruppo al punto che, per una volta, la frase fatta «siamo una famiglia» non è una frase fatta. 3) Ti mostrano quello che le partite non ti possono mostrare: le emozioni dietro alle vittorie, le sfumature, "gli architetti" dell'impresa. E parliamo soprattutto di Vialli e Mancini. 4) Di Roberto Mancini abbiamo sempre pensato «figurati se è sempre così tranquillo e pacato». Ebbene sì, il ct ha inculcato la sua calma olimpica, il suo «ragazzi, divertiamoci» nella testa dei prescelti. In Sogno azzurro, questa cosa si percepisce in ogni inquadratura e, soprattutto, quando il mister «dà la formazione»: lo fa come se si trattasse di amichevoli. 5) Gianluca Vialli è incredibile. E già lo immaginavamo, ma qui lo abbiamo visto. È "l'anima", l'uomo che ha visto il baratro, lo ha scavalcato e ha trasformato la sua battaglia in forza per gli altri. E allora ha consigli per tutti. E legge un discorso del Presidente americano Frank Delano Roosevelt. E giustamente scelgono di inquadrare lui durante i rigori di Inghilterra-Italia. E la voce che li racconta è quella dello straordinario Francesco Repice di RadioRai. E lui, Vialli, non se la sente di guardare il dischetto. E tu non puoi non volergli bene.

 

 

 

6) Gli azzurri. Tutti diversi, tutti complementari. Barella passa dalle risate alle lacrime nel giorno del malore del suo compagno Eriksen. Bonucci e Chiellini sono i fratelli maggiori di tutti quanti. Sirigu è il collante dello spogliatoio. Insigne è l'animatore della festa, quello che introduce il vero inno azzurro (l'agghiacciante Ma quale dieta). Immobile è l'allievo che ascolta il maestro Mancini, Pessina e Locatelli i due bravi ragazzi, Jorginho "il cervello" dentro e fuori dal campo. E così via tutti gli altri. 7) Quando guardi una partita ti capita di pensare: «Ma davvero questa cosa l'avranno provata in allenamento?». Sogno azzurro ti fa capire che sì, nulla è lasciato al caso. E allora Insigne segna contro il Belgio perché «vi lasceranno molto spazio sulla trequarti, sfruttatelo» (parola di Mancini), e la Spagna «ci farà soffrire, dovremo mantenere la calma e aspettarli» (sempre Mancini), fino al profetico «preparatevi per i rigori, perché arriverà quel momento...» (detto dal ct prima della semifinale). 8) E ancora: le inquadrature, la grandezza di Spinazzola che si fa male e ritrova il sorriso in un secondo, Daniele De Rossi che «sono l'ultimo arrivato e devo farmi nonnismo da solo», e Oriali che se li abbraccia tutti, e mille altre cose, al punto che alla fine del documentario ti ritrovi Vialli in refettorio che "legge Roosevelt" agli azzurri e ti rendi conto che quell'ora è semplicemente volata. Legge questa cosa qui, Vialli: «Non è colui che critica a contare, né colui che indica quando gli altri inciampano o che commenta come una certa azione si sarebbe dovuta compiere meglio. L'onore spetta all'uomo nell'arena. L'uomo il cui viso è segnato dalla polvere, dal sudore e dal sangue. L'uomo che lotta con coraggio, che sbaglia ripetutamente, sapendo che non c'è impresa degna di questo nome che sia priva di errori e mancanze. L'uomo che dedica tutto se stesso al raggiungimento di un obiettivo, che sa entusiasmarsi e impegnarsi fino in fondo e che si spende per una causa giusta. L'uomo che, quando le cose vanno bene, conosce finalmente il trionfo delle grandi conquiste e che, quando le cose vanno male, cade sapendo di aver osato. Quest' uomo non avrà mai un posto accanto a quelle anime mediocri che non conoscono né la vittoria, né la sconfitta». E si commuove. E anche noi.

 

 

 

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