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Euro 2020, l'unico regalo del Covid è l'Europeo: cosa c'è dietro davvero il trionfo di Wembley

Alessandro Dell'Orto
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 Nella sbornia dei festeggiamenti per strada, dei botti, degli ingorghi e degli insopportabili clacson, nelle partite viste in compagnia a casa o al bar - per fortuna rigorosamente all'aperto, anche se troppo spesso senza attenzione, distanziamento e mascherine - per tifare uniti, nelle bandiere e nelle facce estasiate dei bambini c'era qualcosa di più della semplice gioia per una vittoria storica. C'era la voglia di normalità, di ripartenza, di lasciarsi alle spalle - pur senza dimenticare la sofferenza e i morti - un anno e mezzo di terrore, stordimento e sacrifici. Maledetto Covid che ci ha fatti piangere e ci ha blindati in casa, ci ha tolto baci, carezze e abbracci. La doppia fotografia di via Corridoni a Bergamo è il simbolo di questo desiderio di rinascita: laddove il 18 marzo 2020 c'erano i camion militari in fila con le bare (l'immagine choc ha fatto il giro del mondo ed è diventata il simbolo della tragedia), l'altra sera hanno preso posto bandiere e tifosi in festa.

 

 

 

Già, la ripartenza attraverso la gioia e il successo dello sport. Anche il calcio azzurro ha sofferto e si è adattato a questi anni difficili, privandosi del pubblico e indebitandosi. Ma con un tipico e perfetto contropiede all'italiana - è anche riuscito a fare gol al nemico coronavirus, sfruttando il tempo a disposizione per lo slittamento dell'Europeo. Perché se Euro 2020 (appunto) si fosse giocato la scorsa estate, come da programma originale, la Nazionale di Mancini difficilmente sarebbe arrivata al trionfo: un anno fa non sarebbe stata così compatta, così pronta, così matura nei singoli (Pessina, per esempio, era una sconosciuta riserva dell'Atalanta, Barella e Bastoni non avevano ancora fatto il salto di qualità, Spinazzola non era tanto devastante e di personalità) e nel gruppo.

 

 

 

Un gruppo che il ct, dopo il disastro della gestione Ventura, ha costruito con i tempi giusti e senza fretta, con la pazienza di chi sa che bisogna crescere poco alla volta per arrivare all'obiettivo. E i risultati sono evidenti: 34 partite senza perdere (ultimo ko contro il Portogallo: 1-0 il 10 settembre 2018) e un titolo che mancava da 53 anni.

 

 

 

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