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Euro 2020, Fabrizio Biasin: il trionfo di Mancini, la rinascita dopo la grande depressione. E che Mattarella in tribuna...

Fabrizio Biasin
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Signore e signori, siamo i nuovi, nuovissimi campioni d'Europa! Signore e signori, bissiamo, finalmente, il successo del 1968! Signore e signori, abbiamo vinto nientepopodimeno che a Wembley, a casa dei nostri avversari, gli inglesi, e quindi sì, lasciamo a loro la gioia della Brexit e ci prendiamo volentieri la Coppa più bella, quella della definitiva, splendida, meravigliosa rinascita azzurra dopo gli anni della depressione. È il trionfo di Mancini (34 risultati utili consecutivi) e di un gruppo micidiale che ieri, a un certo punto, ha fatto vacillare le nostre certezze. Ah, poveri noi infedeli, bastava lasciar fare a questi 26 ragazzi speciali e alla loro "fame" devastante: per 60 minuti ci hanno fatto venire una fifa blu, poi si sono ripresi e, alla fine, l'hanno trasformata in meravigliosa gioia azzurra. Il match-day - come dicono da quelle parti- inizia con i tifosi inglesi decisamente fuori dalle grazie: c'è chi sfonda le barriere, chi alza le mani, molta poca acqua, il delirio. Insomma, l'organizzazione dell'Uefa è disastrosa. Gli unici soggetti muniti di mascherina in tutta Wembley sono i ballerini della cerimonia di presentazione e, vabé, evidentemente «non ce n'è variante» (semicit.). Qualche inglese senza rispetto fischia l'inno di Mameli, il Presidente Mattarella appare parecchio carico in tribuna, ci si inginocchia in nome del Black Lives Matter e, finalmente, inizia la partita. Avete presente le classiche "fasi di studio" tipiche del calcio?

 

 

Ecco, in questo caso non esistono: al minuto 3 la nostra difesa si fa trovare impreparata che di più non si può, Tripper pesca Shaw sulla destra e il difensore del Manchester United ci punisce con un bel colpo al volo. No, la diagonale difensiva non ha funzionato e, sì, peggio di così non potevamo iniziare. Nei successivi 20 minuti facciamo fatica a riordinare le idee: Di Lorenzo sembra terrorizzato, a centrocampo balliamo la rumba, in avanti i nostri non ne tengono una e loro, ah beh, loro sono decisamente più sobri e concentrati dei loro stessi sostenitori (ci vuole poco). Potrebbe andare peggio? Sì, potrebbe piovere. E infatti inizia a piovere. Altro? Jorginho si fa male al 23'. Si tocca il ginocchio. E Jorginho è semplicemente l'insostituibile di Mancini. Andiamo bene... Ok, per fortuna è solo una botta. Il nostro "cervello" rientra in campo e proviamo a ordinare le idee.

 

 

Qualcosa di meglio si vede: per carità, niente di trascendentale, ma almeno ci mettiamo a fare un po' di possesso palla (sterile, va detto). Insigne, per dire, prende tante iniziative, ma è assai impreciso; gli altri sembrano davvero troppo timidi (Immobile, dove sei?). Chiesa azzarda un tiro al 34', il pallone esce di poco, ma i minuti passano, finisce il primo tempo e tira una brutta aria: il fondamentale Sanculo pare averci voltato le spalle. Si riparte con gli stessi 22, Insigne sfiora la porta con una punizione dal limite al 50', ma Immobile non ne indovina una e Barella pure. Mancini decide di passare al "falso nove": entrano Berardi, con lui Cristante e qualcosa accade. L'Inghilterra organizza un catenaccio vecchio stile, al 62' Chiesa sfiora il pari, ma è Bonucci a farci saltare per aria al 67' con un tocco chirurgico a due passi dalla porta. E, niente, la partita cambia in un lampo, torniamo belli, pimpanti, decisi. E infatti Berardi sfiora il 2-1 con un tiro al volo su lancio dello stesso Bonucci, ma poi Chiesa si fa male (entra Bernardeschi) e ci tocca stringere le chiappe. Si va ancora una volta ai supplementari e Mancini lancia Belotti per Insigne e, poco dopo, Locatelli per Verratti. I ritmi si abbassano, le mazzate aumentano, gli inglesi buttano dentro rigoristi in quantità. Si decide tutto dal dischetto. E dal dischetto è semplicemente un trionfo: Belotti sbaglia, Jorginho pure, ma loro fanno peggio e Donnarumma prende l'ultimo tiro di Saka. L'Europa è nostra nel giorno della vittoria del Mundial '82, vinciamo ai rigori come al Mondiale 2006. Ah, che goduria e bye bye Inghilterra.

 

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