Walter Zenga a Libero: "Questa Nazionale emoziona, Mancini ha già vinto. Conte? Poteva rischiare"
Walter Zenga, come si sta a Dubai.
«Guarda che sono qui da dieci anni».
Lo so.
«Te lo dico perché molti ancora oggi mi dicono "bello! Ti sei appena trasferito?"».
Ti piace vivere lì?
«Sì, ma Milano mi manca da impazzire e il tempo passa...».
Quantomeno passa per tutti.
«Per fortuna non dimostro i miei anni, sia fisicamente che di testa».
Ne hai compiuti 61 da poco, Walter. Come stai?
«Decisamente male».
Ellapeppa, perché?
«Come faccio a star bene quando vedo che il Verona prende Di Francesco, che Giampaolo è sulla bocca di tutti, che la Gazzetta nomina Stankovic come miglior "italiano" all'estero o cita Bergodi e Mangia, grandi ex allenatori del Craiova in Romania. E io?».
Si sono dimenticati dite?
«Mi hai chiesto come sto e te l'ho detto. Anzi, sto per prendere una decisione importante...».
Mi stai regalando uno scoop? Ottimo! Me lo tengo per il finale, così teniamo alta l'attenzione. Intanto dimmi di Turchia -Italia 0-3.
«Entusiasmo, passione, amore».
Cioè?
«Sono le 3 cose che abbiamo perso per colpa del covid, forse anche per colpa dei social. Mancini ci ha ridato tutto questo. Se pensi che un certo tipo di gioco non lo riescono a fare neanche i tecnici dei club che vedono i loro giocatori tutti i giorni, capisci quanto vale il suo lavoro».
Tu lo conosci bene, il Mancio.
«Eccome se lo conosco. La sua grande qualità è sembrare sempre rilassato, poi magari dentro non è così, ma all'esterno tiene tutto sotto controllo. Senza nulla togliere ai campioni del 2006, il Mancio ha ridato alla gente l'entusiasmo che c'era attorno alla mia nazionale, quella degli Europei '88 e di Italia '90».
Quella però mica ha vinto...
«Magari non vincerà neanche questa, non è questo il punto. È il clima che si respira a fare la differenza, se andrà tutto bene giocheremo altre 6 partite, altrimenti... sticazzi! E basta con questa cosa molto italiana...».
Quale?
«Quella di buttarci giù. Prima del match con la Turchia era tutto un "oddio la Turchia, che paura...", poi li vedi e capisci cosa c'è in giro per l'Europa. Il bello è che poi danno dei difensivisti a noi tecnici italiani».
A proposito, sei "giochista" o "risultatista"?
«Tutti vorrebbero vincere dominando, ma la grande capacità di un tecnico è capire che tipo di materiale ha a disposizione e farlo rendere al massimo. Pensa a Conte...».
Cosa c'entra Conte?
«Fino all'eliminazione dalla Champions, la sua Inter, giocava un calcio che c'entrava poco con i suoi interpreti, poi ha cambiato e l'Inter ha vinto in carroz za».
Cosa pensi del suo addio ai nerazzurri?
«Un professionista è libero di prendere le decisioni che ritiene più opportune. Può fare due cose: decidere di levarsi di torno o affrontare i problemi. Io non ho mai evitato i problemi e, ti dirò, me la sono sempre presa in quel posto. Se non scendi dalla barca poi ne paghi le conse guenze».
Quindi Conte ha fatto bene?
«No. E qui ti parlo da tifoso. Dico io, hai appena vinto il campionato, tutti ti vogliono bene. Organizza una bella conferenza con il club dove dite le cose come stanno e si va avanti assieme. Credimi, nessun tifoso dell'Inter avrebbe detto nulla, anzi avrebbero raddoppiato l'attaccamento. La verità è che noi dell'Inter dobbiamo sempre soffrire...».
Hai sperato per un attimo che suonasse il telefono?
«Pronto, Walter, sono Marotta...». «No, questa volta non ci ho sperato... E riuscito a tornare anche il "mio" Cordaz (lo allenava a Crotone ndr), ma io no! E comunque Simone Inzaghi è un'ottima scelta».
Se dovessi sacrificare uno tra i campioni d'Italia?
«Pinamonti!».
Riformulo, uno trai titolarissimi...
«Sono scelte del club, dipende dalle richieste che arrivano, non dal tecnico».
Ora ti faccio un po' di domande a caso. L'allenatore più bravo al mondo.
«In base alle vittorie ti dovrei dire Eme rye Tuchel, ma Gasperini è il numero 1: non ha vinto niente ma ha fatto qualcosa di incredibile. E se gli prendono un paio di pedine...».
Il portiere più forte di sempre?
«Ce ne sono troppi! Dal 1983 al 1995 mi metto tra i primi».
Attualmente?
«Per me Oblak».
A proposito, cosa mi dici di Donnarumma che lascia il Milan? Tu non lo avresti mai fatto.
«Conosco Gigio, è una bella persona. Sono altri tempi: al giorno d'oggi scelgono tutti, diciamo così, "l'opzione migliore", non la maglia. E poi dimmi il nome di una bandiera, non ce ne sono più».
Beh, Berardi! Chi è l'azzurro che ti ha impressionato di più l'altra sera?
«Spinazzola. E anche Belotti per quello che ha fatto sul gol di Immobile: una corsa di 70 metri per abbracciare il suo compagno. Si vince con le squadre, non con i singoli».
Mi hai detto che stai per prendere una decisione importante. Non vorrai mica smettere di allenare.
«Non sembra, ma faccio il mister da 20 anni e da uno sono fermo. Ho avuto un contatto col Crotone, ma mi proponevano 3 mesi e io volevo poter affrontare anche l'eventuale serie B. Ora ho bisogno di capire se qualcuno crede ancora in me».
Senti, te lo devo chiedere: vorresti tornare al famoso Italia -Argentin...
«No! È come chiedere a Baggio di ritirare il rigore di Usa '94 o a Di Biagio quello di Francia '98. Non esiste. È inutile anda rea cercare la felicità dove l'hai persa»