Christian Eriksen, malore agli Euro 2020. Parla il medico: "Era giá nell'aldilá, c'è di sicuro una patologia sottostante"
Un malore che ha sconvolto tifosi e non quello Christian Eriksen, il giocatore dell'Inter che durante gli Europei di Danimarca-Finlandia si è accasciato al suolo per un arresto cardiaco. A salvarlo alcune accortezze dei compagni di squadra e il soccorso immediato. "Era già alle porte dell'aldilà, la fibrillazione ventricolare è l'anticamera della morte - spiega al Corriere della Sera il professor Gaetano Thiene, esperto di morte cardiaca improvvisa negli atleti -. E invece il miracolo questa volta è avvenuto, gli hanno salvato la vita, la sua è stata una morte improvvisa abortita. È stato un grande successo".
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Per l'esperto nella vicenda c'è un "paradosso", perché la partita era iniziata da 40 minuti, "ma questo non è un problema per un atleta. Il cuore è capace di prestazioni sportive enormi, di grandi performance meccaniche, ma la stabilità elettrica è un'altra storia". Motivo questo per cui secondo Thiene "nel cuore di Eriksen c'è stato un cortocircuito".
A salvarlo, con ogni probabilità, la prontezza del capitano Kjaer che gli ha spostato la lingua per riaprire le vie aeree superiori. Merito però anche dei medici "che per diversi minuti gli hanno praticato il massaggio cardiaco perché il cuore potesse pompare. Eppoi a quelli che hanno usato il defibrillatore. Il defibrillatore è stata una grandissima invenzione, è un salvavita. Se l'hanno usato vuol dire che era in corso una fibrillazione ventricolare, il ragazzo ha perso coscienza, non poteva essere una sincope banale da caldo o da freddo, fosse stato così si sarebbe presto rialzato". Dello stesso parere anche Bruno Marino, del Policlinico Umberto I di Roma: "Eriksen ha avuto un'aritmia che ha portato al collasso. Ora la sfida sarà capire i motivi precisi". Gli fa eco Thiene che prosegue: "Una patologia sottostante c'è di sicuro. E purtroppo queste patologie possono sfuggire anche ai controlli più serrati come quelli dei medici sportivi".