Il destino della Juventus potrebbe essersi deciso in 90 minuti. Quelli della Partita del cuore giocata martedì sera a Torino, quando sono scesi contemporaneamente in campo, in un incrocio tanto beffardo quanto significativo, il proprietario John Elkann, l'attuale allenatore Andrea Pirlo e quello vecchio, e forse futuro Massimiliano Allegri. Fotografi e addetti ai lavori non hanno potuto notare i sorrisi, gli abbracci e la grande intesa tra Elkann e Allegri, con Pirlo spesso "alla finestra". Andrea e Max si sono scambiati un saluto rapido a inizio gara, decisamente meno caloroso di quello tra Acciuga e Mister FCA.

Radiomercato conferma la tentazione di Jaki e di Max: riunire le proprie strade, interrotte con una certa amarezza nel 2019. Andrea Agnelli, sognando la Champions League e il bel gioco, decise di puntare su Maurizio Sarri, salvo poi giubilarlo perché mai integrato veramente nel gruppo dei giocatori. Puntare su Pirlo (anche per motivi economici) è stata una scelta rischiosa ma mirata. Significava anche dare le chiavi in mano a Cristiano Ronaldo e ai senatori. Il finale di stagione però ha detto il contrario: Pirlo ha raggiunto gli obiettivi minimi proprio quando ha avuto il coraggio di accantonare gli intoccabili, a partire da CR7 nella sfida decisiva di Bologna. Sulla carta, proprio le questioni di bilancio potrebbero portare alla riconferma del tecnico bresciano e alla partenza del 36enne portoghese, a maggior ragione se l'Uefa squalificherà dalla Champions League i bianconeri (insieme a Real e Barcellona) per il caso Superlega.
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Tuttavia, sulla panchina si gioca anche il braccio di ferro tra Elkann e il cugino Andrea Agnelli. Il proprietario vorrebbe un passo indietro del presidente, e starebbe pensando anche al ricambio totale dell'area tecnica, da Pavel Nedved a Fabio Paratici. Ecco perché il nome di Allegri, che piace tanto anche ad Agnelli, sarebbe in queste ore in pole position: esperienza, carisma, credibilità mediatica, appeal sui tifosi e garanzia di saper guidare anche un gruppo rinnovato e in parte da ricostruire o rimotivare, come accadde al Milan nel 2012 e con la stessa Juve del dopo-Conte.