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Carlo Cottarelli, l'azionariato popolare per salvare il calcio: "Era già malato, la pandemia ha accelerato tutto"

Gianluca Mazzini
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L'Inter ha vinto meritatamente lo scudetto dopo 11 anni. La Salernitana è tornata in serie A dopo 23. Cosa hanno in comune? Sono entrambe in vendita. A Milano i cinesi di Suning cercano acquirenti, a Salerno Claudio Lotito, presidente della Lazio ma anche padrone della squadra campana deve vendere. Per legge, un solo soggetto non può possedere due club nello stesso campionato. Quindi che fare? In tutte e due le piazze c'è la proposta di introdurre l'azionariato popolare per gestire le società. Insomma far acquistare la squadra ai tifosi. Un modello di successo all'estero che in Italia non ha mai attecchito. Gli esempi virtuosi sono in Spagna, dove quattro club tra cui Barça e Real hanno centinaia di migliaia di soci, e in Germania dove per legge nessun soggetto può detenere oltre il 51% del pacchetto azionario: il 73% del Bayern è dei tifosi. La crisi impone di cambiare rapidamente strada anche in Italia.

 

 

Ne abbiamo parlato con il professor Carlo Cottarelli, interista, che ha lanciato l'idea di un azionariato popolare. «La pandemia ha penalizzato un calcio già malato. È fondamentale cambiare strada. Tre anni fa abbiamo lanciato il progetto Interspac per promuovere la ricapitalizzazione dell'Inter cercando di coinvolgere i tifosi comuni e non per forza vip. Il progetto resta in piedi e a settembre organizzeremo un seminario a Milano perché la ricetta dell'azionariato potrebbe essere la via di salvezza per il movimento». La situazione contingente con stadi chiudi e quindi niente entrate nei match-day ha aggravato i passivi dei bilanci di tutti i club ponendoli sempre alla mercé di proprietà straniere (già una decina le nostre squadre professionistiche in mano a fondi e società estere).

 

 

Ancora Cottarelli: «Con i soldi del Recovery Plan avremo prevedibilmente un contesto di economia in crescita e questo può aiutare anche il calcio. È il momento di cambiare passo e introdurre l'azionariato popolare in modo diffuso. Ma come in inglese per il "take to tango", ballare il tango, bisogna essere in due e la società Inter al momento non ha mostrato interesse per la nostra proposta che però resta sul tavolo. L'idea può servire a far uscire i club da una situazione di instabilità economica ma non solo. Oggi ci sono problemi gravi di liquidità e un rischio permanente di instabilità perché gli investitori stranieri non sono legati alla storia del club ma investono solo per scopi pubblicitari o speculativi. Certo, come interisti non possiamo lamentarci troppo di Suning che ha riportato lo scudetto a Milano dopo un decennio». Del resto sul calcio non si può scherzare. Considerando calcio professionistico la Figc, le Leghe, i campionati dilettantistici e quelli giovanili, il fatturato complessivo è di 4,7 miliardi, una delle 10 principali industrie italiane, mentre il nostro sistema ha un impattodel 12% relativamente al PIL del calcio mondiale.

 

 

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