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Gigi Buffon, l'indiscrezione di Luciano Moggi: carriera finita? Proprio no: scenario clamoroso

Luciano Moggi
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La penna del tifoso di calcio spesso trasforma la realtà in virtualità, per far credere quello che più interessa a quella penna. Ed è capace di originare quel sentimento popolare che spinse ad esempio un giudice (il professor Serio) del tribunale sportivo di Calciopoli a confessare che quella sentenza aveva seguito proprio tal sentimento. E pensare che la deontologia giornalistica suggerisce che devono essere raccontati i fatti, come avvengono, senza prendere parte per nessuno. Troppo spesso però, nell'ambiente calcistico, queste regole vengono disattese perché il tifo prevale sulla realtà vera delle cose. Ecco ad esempio perché la cena fatta qualche tempo fa dai giocatori juventini Arthur, Mckennie e Dybala passò per molti giorni sulle prime pagine di tutti i giornali, sportivi e non, come un trasgressione da punire severamente, mentre la stessa cosa fatta dal giocatore interista Lukaku è passata quasi inosservata, paragonata anzi ad una "ragazzata". 

 

Secondo noi sarebbe interessante che chiunque, preposto ad informare, riflettesse su questo argomento anche perché il tifo genera quel sentimento popolare che può trasformarsi talvolta in odio. E magari sarebbe più importante soffermarsi maggiormente sulle gesta di chi ha saputo portare in alto la propria squadra nel mondo e la nazionale italiana, conquistando il titolo di campione del Mondo a Berlino 2006. Stiamo parlando di Gigi Buffon, il migliore portiere del mondo, che non è mai stato premiato con il Pallone d'Oro solo perché evidentemente si pensa che il portiere, non facendo i gol, non sia da premiare. Senza tener conto che saper tenere la propria porta inviolata è come andare a rete. Ricordo quando, ancora ragazzino, lo acquistammo dal Parma: aveva già al suo attivo grandi parate proprio contro la Juve. 

E proprio la Juve andò a cercarlo assicurandosi le sue prestazioni che sono andate avanti per circa un ventennio. Gigi arrivò tutto emozionato alla presentazione ed io, guardandolo in faccia, gli sussurrai di non preoccuparsi perché era capitato in mani buone. Il suo cenno di assenso e la faccia che si aprì ad un sorriso mi fecero capire la sua sicurezza e la personalità. E da quel giorno nacque nel calcio il mito Buffon. A noi (Bettega-Giraudo-Moggi) che lo abbiamo svezzato, non resta che dirgli grazie per le sue gesta da campione e per la sua serietà riscontrata durante la lunga attività. La 37esima giornata di campionato ci riserva ancora la lotta in atto per qualificarsi in Champions tra quattro squadre per i tre posti rimasti, considerando l'Inter avente diritto perché campione d'Italia. Comincia l'Atalanta a Marassi contro il Genoa e, come uno schiacciasassi, nel primo tempo ne fa tre imponendosi dall'alto di una classe superiore. 

 

Poi, nella seconda parte, magari sentendosi al sicuro, i nerazzurri allentano la pressione e dopo essere andati per la quarta volta in gol con Pasalic, subiscono il ritorno della squadra ligure che riesce a portarsi sul 3-4 rischiando anche di pareggiare una partita che nei primi 45' non aveva avuto storia. Talvolta la troppa sicurezza di vincere fa di questi scherzi e magari gli uomini di Gasperini avevano il pensiero rivolto alla finale di Coppa Italia di mercoledì contro la Juve. Vittoria alla fine sofferta che consente comunque alla Dea di qualificarsi per la terza volta consecutiva in Champions. La Juve, che ha giocato l'anticipo contro l'Inter in inferiorità numerica per mezzora del secondo tempo, mette carattere e vince meritatamente una partita condizionata da tanti episodi, riproponendosi per la qualificazione Champions in attesa di vedere cosa faranno Milan (contro il Cagliari) e Napoli (contro la Fiorentina). Se il Milan dovesse vincere guadagnerebbe anch' esso la qualificazione Champions.

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