Aldo Serena, l'errore fatale della Juventus con Pirlo: "Non aveva mai parlato a una squadra in vita sua"
"Avevo cinque anni, la zia mi regalò una maglietta della Juve, poi arrivarono quelle del Milan e dell'Inter. Se ci penso, quasi tutto il mio destino di giocatore. Ma scelsi l'Inter": Così Aldo Serena, in una intervista a Repubblica, sullo scudetto all'Inter e sulla stagione di Serie A che si avvia alla conclusione. "La retorica del giocatore bandiera non mi ha mai convinto, anche se in un'epoca di calcio più povero è qualcosa che potrebbe tornare". Sullo scudetto nerazzurro: "Il caposaldo è Marotta: assumerlo dopo che la Juventus l'aveva dismesso è stata una grande intuizione, anche perché Marotta poi ha convinto Conte: cioè il più bravo entro uno spazio di tre anni di lavoro, dopo a volte affiorano spigoli e cedimenti", avverte.
Serena sottolinea le difficoltà juventine: "A Torino avevano un vantaggio enorme, pensiamo solo allo stadio di proprietà. La scelta di Pirlo è stata coraggiosa ma azzardata: hanno preso una persona che in vita sua non aveva mai parlato a nessuna squadra per preparare una partita, non diciamo una stagione intera". Poi torna ai ricordi di calciatore: "Potevo fare di più all'Inter se solo avessi ascoltato il Trap che mi diceva di stare in area, e di non fare i tocchetti più indietro. Ma io mi divertivo così". Sulla Superlega dice che, "se nel calcio vogliamo la favola, il sogno e non solo l'intrattenimento, un passo indietro sul fronte dell'egoismo era doveroso. L'equilibrio è il sale dello sport. La Superlega farebbe perdere posti di lavoro e sparire intere squadre e società", precisa.
Parla anche dell'uso di Twitter: "Lo uso solo per condividere le cose che mi piacciono, per suggerire e farmi suggerire un po' di bellezza. Non capisco l'odio o la ferocia lì dentro, e naturalmente non li pratico". Parla anche delle telecronache lui che è stato una delle prime "seconde voci":" Usavo le parole quelle semplici, che anche il mio papà e la mia mamma capirebbero, loro che non guardavano canali a pagamento perché non li avevano. In tanti cercano di stupire con una lingua strana, ma perché dire dei difensori "i quinti" e non, ad esempio, "i secondi" o "i terzi"? L'originalità e la classe non sono il palleggio con un limone", conclude Serena.