Milan, tonfo al quinto posto? Ecco perché la squadra di Stefano Pioli può farcela: il fattore rossonero
Per raccontare la stagione del Milan non basterebbe un libro, figuriamoci un articolo di giornale. Dal titolo di campione d'inverno al tonfo primaverile, con in mezzo le difficoltà e le tensioni del rinnovo di Donnarumma & Co. (cioè Calhanoglu, Calabria, Romagnoli, Kessié) e la piccola (ma grandissima) parentesi della Superlega. Quel che è certo è che il tifoso milanista non si annoia mai. In pochi mesi è passato dal sognare lo scudetto a deprimersi. E per accorgersi dell'evidente involuzione, basta guardare i numeri: dopo i 43 punti in 19 partite del girone d'andata, il Diavolo ne ha collezionati solo 23 in 14 gare nel ritorno, per una media a partita scesa da 2,2 a 1,6. Un calo che ha portato i rossoneri dal primo al terzo posto a pari merito con Napoli e Juventus: tuttavia, la classifica avulsa ad oggi fa scivolare il Milan al quinto posto fuori dalla qualificazione Champions, nella morsa fra le due rivali appaiate ed il pressing della Lazio, sesta a cinque lunghezze ma con una partita da recuperare, quella contro il Torino. Ma sebbene i numeri sconfortanti - uniti al pessimismo generale della piazza - rendano il Milan indebolito nella rissa Champions, Pioli ha ancora delle carte da giocarsi nelle ultime cinque partite di campionato.
Zlatan in gruppo
Prima fra tutte, ovviamente, il ritorno di Ibrahimovic. Il 39enne svedese, tra squalifica ed affaticamento muscolare, ha saltato le ultime tre partite (vittoria contro il Genoa, sconfitte con Sassuolo e Lazio), ma ora sta meglio e punta al ritorno contro il Benevento dell'amico Inzaghi (sabato alle 20.45). La sua leadership è mancata clamorosamente nel momento più delicato della stagione ed uno dei problemi principali per Pioli è stato trovare un sostituto all'altezza. Sia per carattere, sia per capacità realizzativa. Leao (6 gol in 26 partite di A) e Rebic (7 reti in 23) non sono dei centravanti, mentre Mandzukic (0 centri in 7 presenze) è ben lontano dalla forma migliore, un acquisto che da colpo sta tramutandosi in fiasco. L'esperimento delle due punte delle ultime settimane è miseramente fallito, Pioli potrà finalmente rimettere al centro il suo totem, 15 gol nelle 17 partite disputate (su 33: pochine). E proprio quello delle reti rappresenta un problema degli ultimi mesi rossoneri. Si è passati dai 39 gol dell'andata (media di 2,05 a partita) ai 21 del ritorno (media di 1,5). Ma l'abbassamento del rendimento offensivo non si può spiegare solamente con l'assenza di un centravanti. Dopotutto, Ibra ha saltato tante partite anche nella prima parte di campionato (nel girone d'andata solo 9 presenze). Le motivazioni vanno ricercate in un calo generale di condizione che ha inevitabilmente influito sulla qualità del gioco. Il numero di rigori a favore - su cui si è spesso ironizzato - è emblematico: dai 12 della prima parte di campionato ai 4 del ritorno. Un dato che non va inteso con un cambiamento del metro arbitrale, semmai con una riduzione dell’occupazione dell’area avversaria. E pare evidente che nelle ultime settimane alla manovra rossonera sia mancato l’apporto dalle fasce. Se Calabria, a destra, e Theo Hernandez, a sinistra, nella prima parte di stagione rappresentavano attaccanti aggiunti, dopo l’infortunio al menisco dell’italiano ed il calo del francese è venuta meno un’arma fondamentale. Passerà anche, e soprattutto, da loro la qualità del gioco in questo finale di torneo.
Torino e Bergamo
Ritrovando tutto questo,la squadra di Pioli potrà tornare a fare la voce grossa negli scontri diretti, dove aveva costruito la sua fortuna ad inizio campionato, battendo Inter (2-1), Napoli (3-1) e Lazio (3-2). Un rendimento ribaltato nel ritorno con i ko, senza alcun gol segnato, con nerazzurri (0-3), campani (0-1)e biancocelesti (0-3). D’altronde la qualificazione del Milan per la prossima Champions passerà dalle due trasferte con Juventus (9/5) edAtalanta (23/5). Nonostante tutto, il destino del Diavolo è ancora nelle sue mani.
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