Superlega, Paolo Maldini e Beppe Marotta nell'occhio del ciclone dopo il fallimento del torneo
Inter e Milan dalle 48 ore che hanno travolto la Superlega escono con le ossa un po’ rotte e divisi al proprio interno. Paolo Maldini, dt del Milan, ai microfoni di Sky prima della partita con il Sassuolo ha spiegato che, "non sono mai stato coinvolto nelle discussioni sulla Superlega. Ho saputo domenica sera di questa cosa decisa a un livello dirigenziale più alto. Ma questo non mi esenta dallo scusarmi con i tifosi, che si sono sentiti traditi nei principi fondamentali dello sport che al Milan abbiamo sempre rispettato. Ricavi e sostenibilità sono importanti, ma senza rinunciare a meritocrazia e sogni". Una dichiarazione che lo mette oggettivamente in difficoltà con il board rossonero e che ha scatenato le critiche dei tifosi rossoneri che hanno visto le parole di un dirigente impaurito o non preso tanto in considerazione dai vertici della società.
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Mentre l'ad dell’Inter Marotta almeno era informato: "Un’azione gestita, come giusto, dalla proprietà. Magari scoordinata, ma in buona fede per evitare il default e alla fine fare il bene di tutti", il suocco del suo pensiero sulla vicenda che ha sconvolto il calcio mondiale. Ma anche lui è finito al centro delle critiche. Lunedì in consiglio federale darà le dimissioni: "Per me è una carica di servizio, ma rimetterò il mandato nelle mani dell’assemblea".
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Dimissioni che saranno accettate. "Ma le due cose non c’entrano niente, capisco le critiche, non gli attacchi violenti, come quello del presidente del Torino Urbano Cairo. Poi ho ricevuto anche minacce. Io non ho tradito nessuno", ha voluto precisare sempre Marotta. Paolo Scaroni, presidente del Milan, invece è stato meno criticato, perché è rimasto favorevole ai fondi, anche dopo l’adesione alla Superlega, considerata obbligatoria.