Superlega, Flavio Briatore: "Quando io e Bernie Eccletone...". Incredibile confessione: soldi, svelata la farsa calcistica
Flavio Briatore dice la sua riguardo al progetto Superlega, promosso da 12 club europei e che nelle ultime ore sta subendo una frenata notevole. "La Superlega è un attacco frontale alla Uefa. Qui parliamo di squadre molto indebitate, soprattutto in questo momento post covid o quasi, dove molte squadre sono sull'orlo dell'indebitamento totale, e questa potrebbe essere una situazione per rimettere i conti in ordine" spiega Briatore, intervistato da Adnkronos "Io non credo che sia giusto nei confronti dei tifosi, e nei confronti dello sport, risolvere i problemi personali del club con un'operazione del genere".
"Si deve partire dal principio che il calcio è di tutti, e nello sport ci vuole sempre meritocrazia" dice il manager e aggiunge che "Il calcio è di tutti i tifosi, io ho avuto squadre di calcio e non sei tu il padrone della squadra, tutti si sentono padroni della loro squadra". L'ex team manager di Formula 1 spiega anche le conseguenze che la competizione potrebbe ripercuotere sul mondo del calcio: "se si restringe la Superlega alle famose dodici squadre, si potrebbe avere l'assurda situazione per cui la Juve è quarta nel campionato italiano e fa la Superlega, o le squadre che hanno lavorato bene, penso all'Atalanta che è un gioiello e che compete per la Champions, sarebbero penalizzate".
Flavio Briatore svela poi un curioso retroscena personale: "Molti anni fa, io ed Ecclestone e due presidenti molto importanti di due squadre di calcio di cui non posso fare il nome, avevamo pensato di fare una Champions League, dando molti più soldi di quelli che dava la Uefa. Il presidente di allora aumentò subito i premi: ecco, io credo che potrebbe succedere questo, o che l'obiettivo potrebbe essere questo". Inoltre, sottolinea Briatore "Fifa e Uefa hanno fatto un errore enorme quando hanno lasciato che si facesse una Lega autonoma in America, dove non ci sono retrocessioni: quello che sta accadendo è una conseguenza di quell'errore strategico. Ma quello non è sport, sport è competere" conclude l'imprenditore nato a Verzuolo.
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