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Rugby, Massimo Cuttitta morto di Covid a 54 anni insieme alla mamma: la fine straziante di una leggenda italiana

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Rugby italiano in lutto: Massimo Cuttitta è morto a soli 54 anni di Covid. Insieme al fratello gemello Marcello è stato uno dei pilastri della Nazionale che stupì il mondo della palla ovale tra anni 80 e 90, conquistando lo storico posto nell'allora Cinque nazioni per meriti sportivi. Ricoverato nei giorni scorsi in ospedale ad Albano Laziale, l'ex pilone che in carriera ha difeso colori di club storici come L'Aquila, Milan e Harlequins, aveva contratto il virus insieme alla mamma Nunzia, deceduta a sua volta tre giorni fa. 

 

 

 


Adorato in Italia e stimatissimo all'estero (è stato anche allenatore  degli avanti della Scozia), Cuttitta è stato uno dei cardini della Nazionale con i tecnici francesi Bertrand Fourcade e George Coste e ha contribuito a lanciare in azzurro un altro mito dell'Italrugby, Andrea Lo Cicero, che oggi lo ricorda commosso: "Con lui avevamo sempre parlato e ogni chiacchierata era piena di consigli, non solo nella settimana del mio esordio  - spiega Il Barone alla Gazzetta dello Sport -. Lui mi vedeva come suo erede, aveva visto in me la testardaggine e la determinazione necessarie. È stata un'ottima guida, ai giovani raccontava che davanti avevano un percorso da affrontare con voglia di fare senza mai arrendersi. Una persona squisita, tanto duro in campo quanto amorevole fuori, nel pieno stile dei rugbisti di una volta. Uno che mai ti avrebbe dato una fregatura". Stesso cordoglio da un altro grande di quelle stagioni, Paolo Vaccari: "Alla Coppa del Mondo del 1995 scappavamo di nascosto dall'hotel per andare a comprare quella carne essiccata salatissima sudafricana, il biltong. Ne mangiava a chili... tutte proteine!".  "Ero rimasto stupito di come quel giocatore così irruento fosse diventato un allenatore/educatore così maturo e sereno. Era contento di quello che è stato il suo percorso, che lo ha reso un uomo completo, capace di affrontare qualsiasi cosa. E non aveva assolutamente il rammarico di non essere mai entrato nello staff della Nazionale, piuttosto era dispiaciuto per non avere potuto mettere in pratica un progetto che secondo lui avrebbe caratterizzato il futuro. Aveva ora deciso di fermarsi, non voleva più girare, voleva stare vicino alla mamma. Si era messo a restaurare auto antiche". 

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