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Milan in ostaggio dei contratti, non solo Donnarumma: perché il progetto rischia di saltare in aria

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Claudio Savelli
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l futuro del Milan, costruito nel recente passato, è per larga parte in ostaggio del presente. Tre quinti della spina dorsale sono infatti in scadenza di contratto e, a tre mesi dal termine ultimo, non si degnano di rispondere alle offerte della dirigenza, che pure ci sono. Trattasi di Donnarumma, Calhanoglu e Ibrahimovic: il Milan vuole continuare con loro e lo ha dimostrato, la domanda è se loro vogliono continuare con il Milan. Non è scontato: il portiere, via Raiola, ha chiesto 10 milioni all'anno contro i 7,5 proposti dalla società e non sembra voler abbassare le pretese; il trequartista ammicca alle squadre turche e temporeggia di fronte all'offerta da 4,5 milioni fino al 2025; l'attaccante ripete che non sa se continuerà a giocare, forse perché aspetta la certezza della qualificazione alla Champions. Lo svedese per altro non si espone pur sapendo che da leader qual è potrebbe aiutare il club smuovendo anche tutti i colleghi. 

 

 

OBIETTIVO CHAMPIONS
Non è tutto. Gli altri due terzi della spina dorsale hanno i contratti in scadenza nel 2022, tra un solo anno, quindi sono trattative che si accavallano a quelle urgenti. I problemi, in questo caso, sono due: il primo è che ballano Romagnoli, il capitano, e Kessié, per rendimento il miglior rossonero della stagione; il secondo è che entrambi giocano al rialzo. Il difensore, sempre via Raiola, ha chiesto 6 milioni, il centrocampista si "accontenterebbe" di 5. Il Milan, per entrambi, è disposto a offrire tra i 3,5 milioni e i 4 milioni a stagione fino al 2026, non di più. Il club si ritrova così ad aver fondato la sua rinascita su un blocco di giocatori in dubbio. Il rischio è tecnico, prima che economico: aver costruito il possibile - per non dire probabile - ritorno in Champions attorno ad un blocco che poi la Champions andrà a disputarla altrove. Quindi di dover disfare quanto faticosamente costruito dopo anni di oblio. Sarebbe un cambiamento forzato, indotto dai giocatori che in questo momento hanno il coltello dalla parte del manico.

 

 

La pandemia è loro complice: vista la crisi di liquidità dei club, lo status di svincolati è il modo migliore per chiedere più soldi, quindi il contratto in scadenza da problema è diventato un lusso. Per il Milan, il danno dietro la beffa sarebbe l'incasso ridotto a zero di 5 elementi preziosi, tutti con un buon mercato visti i 27 anni massimi, eccezion fatta per Ibrahimovic. Nella peggiore delle ipotesi, calcolatrice alla mano, il club vedrebbe andare in fumo più di 100 milioni di valore complessivo dei cartellini, addirittura 180 secondo le stime di Transfermarkt. In tutto questo, il Milan deve affrontare gli ultimi 40 giorni di stagione con un punto di domanda sul rendimento dei giocatori principali. L'insicurezza sui contratti solitamente porta anche ad un'insicurezza in campo: la Sampdoria (domani alle 12.30) sarà il primo banco di prova. Ma i nodi rimangono e non sembrano vicini al pettine: basti pensare che Raiola è volato a Barcellona per trattare Haaland, inviando implicitamente un messaggio al Milan per cui i suoi assistiti non abbasseranno le pretese.

 

 

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