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Marco Van Basten, "chi ha stroncato la mia carriera". Nome e cognome, quasi 30 anni dopo piove la durissima accusa

Marco Van Basten

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“Il calcio perde il suo Leonardo da Vinci”, così Adriano Galliani salutò Marco Van Basten, che si ritirò dal mondo del calcio il 17 agosto 1995. Ma il suo addio al calcio giocato era arrivato il 26 maggio 1993 con la sua ultima partita, la finale di Coppa dei Campioni persa contro l’Olympique Marsiglia. A quattro minuti dalla fine, con i rossoneri sotto di 1-0, il tecnico Fabio Capello lo richiamò in panchina, mandando in campo Eranio. L’olandese non mise mai più piede in campo. Il Cigno di Utrecht, in una intervista a El Pais,  ha raccontato i momenti più difficili della sua vita e della sua carriera.

 

 

“La mia vita era giocare a calcio. E all’improvviso, dopo un’operazione che sembrava semplice, dovetti ritirarmi. Non era solo molto difficile accettare che non avrei giocato, è stato difficile andare avanti con la mia vita. Non solo non potevo giocare, la mia caviglia non mi permetteva di camminare o fare nulla. Sono stati anni molto duri. Il mio problema erano i cattivi dottori, che invece di capire la situazione e migliorarla, l’hanno peggiorata. Il mio peggior nemico non sono mai stati i calci subiti dai difensori avversari”, ha raccontato.

 

 

 

Ricordi anche sull'allenatore del Milan stellare di Van Basten, Arrigo Sacchi: “Era una persona molto gentile e anche un ottimo allenatore. Ma parlava sempre dell’organizzazione, soprattutto in modalità difensiva. Io avevo lavorato con Cruyff all’Ajax, dove affrontavamo le partite in un modo completamente diverso. Con Sacchi è diventato importante l’allenatore, ma sono i calciatori a fare la differenza", conclude l'olandese.

 

 

 

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