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Dzeko-Sanchez, lo scambio che aggira la crisi: ecco le (pesantissime) ragioni economiche

Daniele Dell'Orco
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Ai tempi del Covid, si sa, viene messo a dura prova l'equilibrio emotivo persino delle migliori famiglie. E infatti, pure la situazione degli spogliatoi di serie A si sta trasformando in materia per avvocati divorzisti. Dopo la "separazione consensuale" tra Atalanta e Gomez, un'altra società sta cercando di risolvere una grana non da poco. È la Roma, che proprio non riesce a convincere il suo tecnico, Fonseca, a posare l'ascia di guerra e reintegrare Edin Dzeko. Dopo il tentativo di ammutinamento di venerdì scorso, il bosniaco, che non verrà convocato per la sfida col Verona, continua ad allenarsi a parte e viene respinto con perdite ogni volta che prova a ricucire col tecnico portoghese. Per questo, la società giallorossa sta provando a piazzarlo altrove in extremis. Alla chiamata non poteva non rispondere l'Inter di Antonio Conte, che sogna Dzeko dai tempi del Chelsea.

 

Ieri il procuratore Alessandro Lucci ha provato a mettere la pulce nell'orecchio di Ausilio, e il dg della Roma Thiago Pinto è volato a Milano per cercare di trovare la quadra, dal punto di vista economico, di uno scambio che porterebbe Dzeko in nerazzurro e Alexis Sanchez nella Capitale. Impresa difficile, ma non impossibile. Specie perché soddisferebbe l'ego (notevole) di entrambi gli allenatori. Col rinnovo di Lautaro a un passo e l'intenzione di valorizzare Eriksen sulla trequarti (la posizione spesso occupata da Sanchez), Conte avrebbe il suo ariete-scudetto. Fonseca, invece, schiererebbe una punta di movimento in più (e oggi firma pure El Shaarawy) per provare a riproporre il suo gioco "modello Shakthar".

Inter e Roma, peraltro, non sono messe bene dal punto di vista finanziario (chi lo è?). I nerazzurri sono già rimasti impelagati in estate nei paletti imposti dall'indice di liquidità (Vidal venne annunciato solo dopo la cessione di Godin), sono alle prese con una due diligence per il possibile ingresso di nuovi soci e con un piano di pagamento degli stipendi arretrati da lacrime e sangue. I giallorossi hanno un indebitamento pari a 400 milioni e non riescono a farsi approvare il progetto Stadio. Le uniche possibilità sul mercato, quindi, sono l'arrivo di svincolati o gli scambi alla pari. O quasi. Perché Sanchez e Dzeko non impattano sui rispettivi bilanci, hanno uno stipendio analogo (7,5 milioni per il bosniaco, 7 per il cileno) e contratti di ancora 1 e 2 anni. L'unico aspetto da limare riguarda i vantaggi del Decreto Crescita, che offre all'Inter uno sgravio fiscale niente male sullo stipendio di Sanchez (taglio del 50% di Irpef).

 

In questo affare a beneficiare della decurtazione sarebbe la Roma, mentre l'Inter dovrebbe pagare per interno le tasse sui 7,5 milioni percepiti da Dzeko. Per questo, si sta valutando l'ipotesi di un conguaglio di 2/3 milioni da riconoscere all'Inter, a fronte di un risparmio di oltre due milioni l'anno per la Roma. Per completare l'opera, il club nerazzurro avrebbe anche una carta in più da giocarsi sul mercato: il cartellino di Andrea Pinamonti, prima considerato "cedibile", poi tenuto come quarta punta, ora di nuovo in discussione in caso di arrivo di Dzeko. Dalla sua uscita si potrebbe sbloccare l'arrivo di un'altra punta di movimento da utilizzare come vice-Lautaro. E l'opzione più plausibile, per gli stessi motivi "aggira crisi", resterebbe quella di un clamoroso ritorno di Eder dal Jiangsu Suning.

 

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