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Inter in vendita, ma a chi? L'intricato futuro del club e della famiglia Zhang

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Tobia De Stefano
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Forse il primo grande mistero è stato svelato. Tutte le notizie che hanno caratterizzato un'altra giornata di passione sul fronte cessione societaria in casa Inter lasciano intendere che Suning, almeno per il momento, non sia disposto a cedere la maggioranza. Sarebbe in vendita solo una minoranza anche sostanziosa del club nerazzurro. Serve liquidità, non meno di 150 milioni di euro, per rispondere alle esigenze immediate di una cassa che piange e che risentirà per i prossimi mesi della stretta del governo cinese sugli investimenti all'estero delle multinazionali di Pechino. Ci sono gli stipendi da pagare, dopo il rinvio del saldo delle mensilità di luglio e agosto al prossimo febbraio pare che nel cda straordinario di ieri si sia discusso della possibilità di spostare anche le retribuzioni di novembre e dicembre, così come appare inevitabile un imminente aumento di capitale di almeno 100 milioni. Cercasi insomma disperatamente un socio finanziario.

 

LA TRATTATIVA
In pole position c'è Bc Partners, il colosso del private equity che ha iniziato la due diligence che dovrebbe concludersi entro la fine di gennaio. E qui sorgono le prime domande. I private equity e Bc Partners in particolare non acquistano minoranze, ma la maggioranza di società che generano forti flussi di cassa grazie ai quali è possibile ridurre in 4-5 anni l'indebitamento della preda per poi rivenderla. Come tutto ciò sia compatibile con la situazione dell'Inter è difficile capirlo. La Beneamata, che ha chiuso l'ultimo bilancio con 100 milioni di passivo, più che generare cassa ne brucia: spende ogni anno più di 150 milioni di euro in stipendi, ha perso gli incassi che contava di ottenere dal superamento del girone di Champions e con ogni probabilità dovrà rinunciare a una fetta dei ricavi che gli erano garantiti dagli sponsor cinesi legati a stretto filo alla casamadre Suning. Insomma, perché Bc Partners studia i conti dell'Inter? L'ipotesi è che possa entrare con una quota di minoranza per poi acquisire la maggioranza con l'obiettivo di ribaltare il suo modello di business.

TROPPI DUBBI
L'operazione varrebbe non meno di 400-500 milioni (più 400 di debiti) e se consideriamo che i private equity hanno obiettivi di ritorno di circa il 25% all'anno vorrebbe dire che c'è un piano per fare fruttare l'Inter 100 milioni l'anno. Difficilissimo. Certo ci sarebbe il valore aggiunto del nuovo stadio che comunque è un progetto ancora in divenire. Ecco allora spuntare altri fondi interessati. Secondo il Financial Times anche Eqt group e Arctos Sports Partners hanno messo nel mirino il club milanese. La prima è una società svedese che negli ultimi anni ha intensificato i suoi investimenti in Italia acquistando, per esempio, il controllo della piattaforma on line Facile.it che compara prodotti assicurativi, gas, luce e finanza personale. Il secondo è un gruppo Usa molto più giovane (è stato fondato nel 2019) e con una "capienza" inferiore che però ha una missione che risponde perfettamente alle attuali esigenze di Suning: Arctos acquista «quote di minoranza in franchigie del mondo dello sport professionistico... oltre a fornire soluzioni personalizzate su liquidità e crescita del capitale ai proprietari delle stesse società». A ben vedere è proprio quello che sta cercando Suning.

 

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