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Papa Francesco e Maradona: "In campo un poeta, fuori un uomo fragile"

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Il calcio, il San Lorenzo e Diego Armando Maradona secondo Papa Francesco. Sulla Gazzetta dello Sport un Bergoglio "inedito" si lascia intervistare per far emergere il suo lato sportivo e rimarcare il legame tra il pallone e la fede. "Ricordo molto bene e con piacere quando, da bambino, con la mia famiglia andavamo allo stadio, El Gasómetro. Ho memoria, in modo particolare, del campionato del 1946, quello che il mio San Lorenzo vinse. Ricordo quelle giornate passate a vedere i calciatori giocare e la felicità di noi bambini quando tornavamo a casa: la gioia, la felicità sul volto, l’adrenalina nel sangue". L'infanzia del Pontefice è stata scandita dal "pallone di stracci, la pelota de trapo: il cuoio costava e noi eravamo poveri, la gomma non era ancora così abituale, ma a noi bastava una palla di stracci per divertirci e fare, quasi, dei miracoli giocando nella piazzetta vicino a casa".
 

 

 

 

I coetanei chiamavano il piccolo Jorge "un pata dura, letteralmente gamba dura. Per questo mi facevano sempre giocare in porta. Ma fare il portiere è stato per me una grande scuola di vita. Il portiere deve essere pronto a rispondere a pericoli che possono arrivare da ogni parte". Impossibile non parlare di Maradona: "L'ho incontrato in occasione di una partita per la Pace nel 2014: ricordo con piacere tutto quello che Diego ha fatto per la Scholas Occurrentes, la Fondazione che si occupa dei bisognosi in tutto il mondo. In campo è stato un poeta, un grande campione che ha regalato gioia a milioni di persone, in Argentina come a Napoli. Era anche un uomo molto fragile".

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