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Si è rotto il Milan? Macchina da corsa con la spia della riserva accesa: le proeccupazioni di Pioli

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Tommaso Lorenzini
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Per inquadrare la crescita del Milan da un anno a questa parte, giova ricordare come dopo dodici giornate dello scorso campionato la classifica recitasse 14esimo posto con 13 punti (e già l'esonero di Giampaolo), frutto di 4 vittorie, un pari e addirittura 7 sconfitte. Sette, contro le zero di questa serie A vissuta da capolista inattesa con 28 punti. Allora in testa c'era la Juve a quota 32, ma questa è un'altra storia. Il Milan resiste come unica imbattuta fra i maggior campionati d'Europa nel post lockdown, roba che fa inorgoglire Stefano Pioli il quale, tuttavia, da solido conoscitore della real politik pallonara, ha già preso coscienza che a Milanello la sua rosa sta raschiando il barile con tenacia e spirito di gruppo per poter sfruttare tutto il proprio potenziale. Manifestazione ne sono i due pareggi consecutivi con Parma e Genoa (14° e 18° in classifica) che hanno consentito all'Inter di riportarsi a un punto: due risultati arrivati dopo sviluppi di gara differenti, che però hanno sempre mostrato un Diavolo mai passivo, sempre orientato a imporre un gioco di fraseggi, rapido e senza specchiarsi.

 

Non si recuperano quattro reti di svantaggio per caso. Mai. Eppure, oltre alle solite due reti segnate a partita di media (dato favoloso), il Milan sta anche incassando molto (5 gol nelle ultime tre sfide) e il rincorrere troppo spesso porta sì a crescere di autostima (quando la rimonta si concretizza) ma alla lunga causa logoramento. Dunque s' è rotto qualcosa nel giocattolo rossonero? La rispost è no. Piuttosto, il Milan che dopodomani sarà a Reggio Emilia per affrontare la rivelazione Sassuolo (privo dell'ex di turno Locatelli, pedina fondamentale ma squalificato) è una macchina da corsa alla quale si è accesa la spia della riserva e che ha bisogno di un pit stop.

L'assenza contemporanea di Ibrahimovic, Kjaer, Theo Hernandez Gabbia e Bennacer (questi ultimi due tornano nel 2021), ovvero mezza squadra titolare, poteva far mettere in conto una flessione: così è avvenuto. Per domenica il terzino potrebbe farcela, Ibra e Kjaer si sono allenati ancora a parte. È osservando quelli che vanno in campo che si legge meglio il peso di questi ultimi due. Senza Kjaer, Romagnoli si è trovato di spalla il promettente classe 2000 Kalulu, preoccupandosi forse più di istruirlo e sostenerlo (è un terzino, non un centrale) tanto da perdere di vista gli avversari (vedi i due gol del Genoa).

 

E piange il piatto dei centravanti in assenza di Zlatan. Con lo svedese fuori dal 22 novembre per il guaio muscolare patito a Napoli, chi ha giocato al centro dell'attacco al suo posto ha prodotto soltanto quattro gol: Colombo contro il Bodo/Glimt, la doppietta di Leao contro lo Spezia (schierato prima punta nella ripresa) e la rete ancora del portoghese allo Sparta da subentrato al posto di Ibra. Rebic, invece, è ancora a zero, confermando la sua discontinuità: da momenti d'oro come l'inizio del 2020 (sei reti in sei partite) al nulla attuale. È qui che il discorso esce dal campo per finire sulle scrivanie. Il dt Paolo Maldini ha avuto la conferma che l'impianto di squadra è consolidato (vedi il ritrovato Kessie, il confermato Calabria, il sorprendente Hauge e l'affidabile Saelemaekers) e può sopportare e anzi necessita di un un paio di innesti (non toppe) a gennaio. Recentemente, nel mercato di riparazione il Milan ha pescato Van Bommel e Cassano (l'anno dell'ultimo scudetto) e Balotelli (la sua ultima, vera stagione da grande calciatore) che traghettò Allegri al terzo posto. Oggi nella rosa del Milan lampeggia la luce rossa per il ruolo di un affidabile vice Ibra e, chissà, un'occasione di mercato alla Gomez. Se Maldini vuole che il sogno scudetto non si spezzi, è il momento di rilanciare. Anche perché a metà gennaio riparte la Coppa Italia e un mese dopo torna l'Europa. riproduzione riservata.

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