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Paolo Rossi, l'aneddoto commovente di Mario Sconcerti: "Lo attaccai per le scommesse. Lui mi mise l'indice sul naso, e..."

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Mario Sconcerti ricorda Paolo Rossi. Lo fa con un articolo toccante e pieno di ricordi. I due, scrive il giornalistra erano amici. Si conoscevano da oltre trent'anni da quando Pablito esordiva in Serie A e Sconcerti scriveva di calcio. Sconcerti ricorda il momento più brutto della carriera di Rossi: il calcioscommesse. "Ha avuto un momento molto brutto nel 1980, quando prese due anni di squalifica per il caso delle scommesse clandestine. Lui lo racconta molto bene nei due libri sulla sua vita. Pensava si accennasse a uno di quei pareggi che erano convenienti a tutte e due le squadre. Si fece in silenzio due anni di squalifica. Il secondo lo passò ad allenarsi con la Juve che lo aveva rivoluto. Io lo attaccai spesso in quel periodo, ero un colpevolista. Quando ci ritrovammo a Torino a pranzo cercai di spiegare. Lui mise l'indice sul naso e mi pregò di stare zitto. 'È finita. Restiamo amici'", scrive sul Corriere della Sera.

 

 

 

Il ricordo è più privato che pubblico: più sull'uomo che sul calciatore: "Un uomo buono, un eroe dei tempi, leggero come una piuma e disinteressato della sua bravura. La conosceva, e più passava il tempo e più l'amava. Ma non gli ho mai sentito dire una volta che è stato un grande giocatore. Prendersi poco sul serio era il suo modo di allenarsi, quasi un clandestino dell'area di rigore, aveva imparato a nascondersi perché non aveva il fisico, arrivava come un tradimento, rubava un metro ed era gol". Sconcerti scrive poi del mito che diventò: "Ci sono stati anni in cui è stato celebre come i Beatles, ambasciatore di qualunque cosa. Lo invitavano dovunque, lo premiavano e lo ascoltavano come un reduce dallo spazio. Era soprattutto una bella persona. Diceva di sì a tutti, passava dagli inviti di Stato alle cene di paese".  Infine l'addio commovente: "Ciao Paolo, non dimenticarmi".

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