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Campioni rotti o contagiati, maledetta sosta: così la pausa Nazionali ha devastato i nostri club

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Daniele Dell'Orco
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In occasione della sosta per le Nazionali più contestata di sempre sono partiti per i rispettivi Paesi 137 calciatori dei club di serie A. Già in tempi ordinari ogni volta che le società lasciano andare i propri tesserati cominciano gli scongiuri, ma stavolta, nel bel mezzo di un'emergenza sanitaria globale, al rischio infortuni e imprevisti vari si è sommato quello di venire a contatto col Covid-19. Per questo, dei giocatori succitati, nelle ultime ore alcuni hanno fatto ritorno alla base con qualche acciacco, altri dopo essersi esposti a un rischio enorme per scaldare la panchina, altri ancora, come direbbero i generali dell'esercito inglese, sono missed in action, dispersi sul campo. Già, perché il fronte dei contagiati si è rimpolpato proprio a causa di questo mega melting-pot globale, e alcuni calciatori pescati positivi con le proprie nazionali hanno iniziato l'isolamento all'estero e in Italia non hanno ancora rimesso piede.

 È il caso di Milinkovic della Lazio, contagiato nel ritiro della Serbia e proprio in Serbia per ora resterà in quarantena (per fortuna di Inzaghi, almeno, ieri si è negativizzato Immobile). Del focolaio balcanico sono stati vittime anche Kolarov (sempre con la Serbia) e Brozovic (con la Croazia) dell'Inter, una delle squadre più martoriate dalla pausa. A differenza di Milinkovic, però, i due sono rientrati con voli privati per rimanere in isolamento a Milano. Per la sfida di domenica a San Siro contro il Toro Antonio Conte perde anche Pinamonti (problema alla caviglia rimediato con l'Under 21) e probabilmente Hakimi, ko con il Marocco per una forte contusione (proverà a tornare a disposizione). Gagliadini, in compenso, che aveva lasciato il ritiro dell'Italia per un tampone dubbio, è tornato negativo. 

 

Questa tragicomica roulette russa non risparmia nemmeno l'Atalanta, che dovrà "riabbracciare" (si fa per dire) Ruslan Malinovskyi contagiato dal coronavirus: l'Ucraina in effetti, proprio come la Serbia, si è trasformata in un focolaio implacabile, con ben 11 giocatori positivi negli ultimi cinque giorni. Se la prende con la cattiva sorte anche Ivan Juric, che nel famoso focolaio serbo perde Lazovic per Covid, mentre il difensore turco Cetin è tornato a casa con un trauma contusivo-distrattivo alla caviglia destra e Zaccagni con un risentimento muscolare dal ritiro della nazionale azzurra (sono entrambi in dubbio per la ripresa del campionato contro il Sassuolo). Versa lacrime amare pure Rino Gattuso, che dovrà fare a meno di Hysaj, risultato positivo al tampone effettuato dall'Albania, Rrhamani, infortunato mercoledì con il Kosovo (a forte rischio la convocazione per domenica sera contro il Milan al San Paolo) e forse anche a Victor Osimhen, tornato dalla Nigeria con un problema alla spalla (ieri mattina si è allenato individualmente sul campo). 

Da verificare anche le condizioni del portiere colombiano Ospina che ha saltato la sfida con l'Ecuador. Altri infortuni "di lusso" sono quelli degli juventini Rabiot (fastidio muscolare con la Francia) e Bonucci, che ha lasciato sabato scorso il ritiro della Nazionale azzurra (anche lui per noie muscolari). Pirlo, visto il recupero di De Ligt che potrebbe partire titolare già contro il Cagliari, gli concederà con ogni probabilità un turno di riposo. È uscito anzitempo dal campo nella gara tra l'Under 21 del Portogallo e i pari età dei Paesi Bassi anche Rafael Leao (gli esami hanno riscontrato una lesione al muscolo bicipite femorale della coscia destra che lo terrà fuori per almeno 2 settimane). Guai pure per Mimmo Criscito, altro protagonista della diaspora dal ritiro dell'Italia per un lieve fastidio al ginocchio che verrà valutato in vista di Udinese-Genoa. Un bollettino di guerra da far spavento, con le Asl e le cliniche mediche che, ben più degli allenatori, ancora una volta saranno le vere artefici delle formazioni da schierare.

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