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Fabrizio Biasin e la Nazionale: "Il calcio migliore è quello di Roberto Mancini"

Fabrizio Biasin
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La prima cosa da dire rispetto alla Nazionale di Roberto Mancini, ex Nazionale di Giampiero Ventura, è che per fortuna è passata nelle mani di Roberto Mancini. La seconda cosa da dire rispetto alla Nazionale di Roberto Mancini è che non dobbiamo troppo fare i fenomeni: a suo tempo pure noi pensavamo che non sarebbe stata la scelta più corretta. Mancini era sempre stato bravissimo a convincere i suoi presidenti a fare mercato, in azzurro si sarebbe dovuto arrangiare con quel poco che c'è. Ci sbagliavamo. E pure di grosso. La terza cosa da dire rispetto alla Nazionale di Roberto Mancini è che una roba del genere non si era mai vista dalle parti di Coverciano: è vero, Arrigo Sacchi aveva teorizzato il bel calcio in azzurro, ma non lo aveva prodotto neanche nell'amarissimo 1994, anno della finale dei Mondiali persa ai rigori contro il Brasile. La quarta cosa da dire rispetto alla Nazionale di Roberto Mancini è che sì, è vero, forse come dicono in molti «manca una vera prima punta, Belotti e Immobile non incidono». Ma noialtri non siamo troppo d'accordo perché in fondo si può vincere anche senza un bomber (vedi Mondiali 2006, due soli gol di Toni) e perché il calcio del Ct prevede che tutti possano andare a segno, mica solo il tizio là davanti. La quinta cosa da dire rispetto alla Nazionale di Roberto Mancini è che siamo veramente solo all'inizio e ha poco senso mettersi a sentenziare, ché poi magari prendiamo quattro schiaffi agli Europei 2021, ma è altrettanto vero che per come eravamo messi tre anni fa esatti (eliminati dalla Svezia) un obiettivo è già stato raggiunto: gli avversari ci affrontano non più con la sfacciataggine di chi pensa «questi qui valgono poco», semmai con il timore di chi sa che di fronte ha pur sempre l'Italia quattro volte campione del Mondo. La sesta cosa da dire rispetto alla Nazionale di Roberto Mancini è che, al momento, la squadra italiana che gioca il calcio migliore è, appunto, l'Italia. E questo francamente mette all'angolo tutti i tecnici che «non abbiamo tempo di allenare, ci vuole pazienza...». Mancini non li allena praticamente mai, eppure il suo calcio - chiunque scenda in campo - è brillante e riconoscibile. Prendere esempio. La settima cosa da dire rispetto alla Nazionale di Roberto Mancini è che anche lui, il Ct, in qualche modo deve dire grazie ai suoi colleghi: a De Zerbi per la maturazione di Locatelli, Berardi e Caputo; a Conte per quella di Barella e Bastoni (bravissimo anche nella difesa "a quattro" e capace di fermare quello che sarebbe stato il Pallone d'Oro 2020, se l'avessero assegnato, ovvero Robert Lewandowski). A Inzaghi per la certezza Acerbi. E così via. L'ultima cosa da dire rispetto alla Nazionale di Roberto Mancini è che in qualche modo ci ha fatto digerire quella che, comunque, resta un'inutile e pericolosa "Pausa attizza-virus": ha portato davanti ai teleschermi 6.6 milioni di italiani (23,6% di share), ha ri-portato nelle case degli stessi il crapone pelato di Gianluca Vialli. Grazie assai e avanti così.

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