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Vincenzo Grifo? Hamburger, patatine e Netflix: chi è l'interista "cocco" di Roberto Mancini

Claudio Savelli
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Grifo chi? L'avranno chiesto i più, seduti sul divano mentre ne osservavano le gesta contro l'Estonia. Chi è questo ragazzo, autore di una doppietta? Vincenzo Grifo ha 27 anni, è un'ala sinistra di piede destro e secondo il ct Mancini è il papabile vice-Insigne. Lo dimostra nel primo gol: Grifo si muove da sinistra verso il centro, raccoglie la sponda di Lasagna e tira di prima a girare sul secondo palo. Il raddoppio ne conferma della freddezza: su rigore, spiazzando il portiere avversario. Certo, l'Estonia non è il Brasile e la partita era un'amichevole di poco valore, ma per uno che vuole farsi convocare ai prossimi Europei, ogni gesto è rilevante.

Grifo è così: sereno, simpatico e ben voluto dai compagni. Ammette di aver sofferto la clausura durante il lockdown, seppur in Germania fosse più soft, mitigando lo spirito con qualche concessione casalinga: «Ogni tanto, hamburger, patatine e Netflix». Per uno che «di solito ama uscire», è concesso. Nel post-Estonia ha ammesso di «credere nella convocazione»: le possibilità sono concrete perché il ct Mancini stravede per lui, più di quanto giustifichi la carriera.

 

Grifo è poco conosciuto perché è nato a Pforzheim, città del sud ovest della Germania nota per i monili, in passato meta di molti italiani, tra cui i suoi genitori: la mamma è infatti pugliese e il padre siciliano. E lì, in Germania, ha sempre giocato: dalla squadra satellite dell'Hoffenheim (il Karlsruhe) al Friburgo, passando per il vero Hoffenheim, Dresda, FSV Francoforte e 'Gladbach. L'inizio di carriera sembra uno scherzo: su e giù tra il campionato delle squadre riserva, considerate non professionistiche, e la Bundesliga. Poi tre anni nella seconda serie fino alla promozione conquistata da protagonista con il Friburgo: nel 2015/16 firma 14 gol e 15 assist.

Sulla Nazionale non ha mai avuto dubbi, nonostante sia arrivata in passato una richiesta di disponibilità da Low, ct della Germania. Ha scelto l'Italia e ha fatto bene, se è vero che si è tolto già due soddisfazioni: la prima è aver esordito, nel novembre 2018 contro gli Usa, con la maglia numero 10. La seconda è il gol all'Estonia che lo ha reso il primo marcatore nella storia degli azzurri a non aver mai giocato in un club professionistico italiano. Potesse scegliere, oltre all'Italia, giocherebbe anche nell'Inter.

 

«Da bambino avevo la maglia di Roberto Baggio e simpatizzavo per i nerazzurri», su spinta del nonno. All'Inter però non si è mai avvicinato, come invece è accaduto con la Lazio: «Avevo 18 anni, era il 2012 e parlai con Tare ma alla fine scelsi l'Hoffenheim perché sarei rimasto in zona». Se il ct Mancini allenasse un club, di certo proverebbe a ingaggiarlo. Se ci fosse il vice, Evani, figurarsi: lo fece esordire nell'Under 20 azzurra già nel 2013, e per una coincidenza del destino lo ha visto sbloccarsi nell'unica Italia senza Mancini in panchina. Il paradosso è che, all'indomani della serata di gloria, Grifo ha abbandonato Coverciano: nessun infortunio, era una toccata e fuga per fronteggiare l'emergenza. Un'improvvisata programmata. In ogni caso, è stata buona la prima. riproduzione riservata.

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