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Andrea Iannone, stop di 4 anni? Una sentenza assurda che chiude la sua carriera: ecco cosa c'è dietro

Tommaso Lorenzini
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Andrea Iannone tirato giù dalla moto. Avendo 31 anni, la sentenza del Tas di ieri di 4 anni di squalifica mette fine alla sua carriera di pilota, «la più grande ingiustizia», l'ha commentata. I giudici di Losanna non hanno creduto che la positività allo steroide Drostanolone riscontrata il 3 novembre 2019, al Gp di Malesia, fosse dovuta a carne contaminata. Eppure, quando ad aprile il tribunale della Federmoto lo ha condannato a 18 mesi, ha riconosciuto che la causa poteva essere quella. Da lì il ricorso, chiesto pure dalla Wada (Agenzia Antidoping Mondiale nota per le folli anomalie del caso Schwazer), con mazzata finale: accuse accolte attraverso motivazioni assurde e molto "politiche": oltre a essere un trabocchetto micidiale per gli atleti che, assumendo involontariamente cibi contaminati, automaticamente diventeranno dei dopati. Per il Tas "non si può escludere la contaminazione tuttavia la difesa del pilota non è riuscita a stabilire né il tipo di carne consumata, né l'origine". Eppure, per un caso identico, lo stesso Tas (sentenza CAS 2019/A/6593 del 28 luglio 2020) ha tolto due anni di squalifica alla triatleta canadese Dominika Jamnicky, positiva al Clostebol. La sua difesa? "Non ricordo se ho mangiato carne in Australia o Canada": a lei hanno creduto, a Iannone, che ha pure fornito indicazioni precise, no.

Ma scagionare Andrea significava «creare un precedente pericoloso per la Wada», sostiene l'avvocato Antonio De Rensis che ha assistito Iannone, sempre sostenuto anche da Aprilia («la sentenza ci danneggia»). E se dispiace come il nostro Franco Frattini, uno dei tre arbitri della corte, non sia riuscito a fare verità, il verdetto non sorprende alla luce dei componenti della giuria. Il presidente è il franco-iraniano Hamid G. Gharavi, che nel processone al Tas fra Wada e Russia difende i russi (ma com' è possibile questa commistione di ruoli?). L'altro giudice è l'inglese Michael J. Beloff, conosciuto nell'ambiente come "il Padrino" e "portafortuna" della Wada. «Beloff spesso sonnecchiava durante l'udienza e si svegliava sussultando», sibila De Rensis, «c'è la videoregistrazione». Le motivazioni della condanna stupiscono. Secondo il Tas, Iannone potrebbe aver assunto il drostanolone una volta per recuperare più in fretta per la botta alla spalla dopo la caduta al Gp di San Marino, a settembre, «però prima di novembre aveva corso tutte le gare senza problemi fisici», spiega De Rensis.

Secondo. Il 17 dicembre 2019 notificano la positività; il 7-8 gennaio vengono fatte le controanalisi a Monaco di Baviera; il 9 gennaio viene svolta l'analisi del capello a Torino dal professor Salomone, che dimostra come fino a 5 mesi prima (settembre), non ci fosse traccia di steroide. «Nella sentenza del Tas però si legge che il prof. Salomone doveva fargli l'esame il 17 dicembre e non il 9 gennaio: ma prima si aspettano sempre le controanalisi e, inoltre, più il capello è lungo più aiuta a scavare nel tempo» spiega De Rensis. E sulla mancata spiegazione dell'origine della carne, «anche qui siamo all'assurdo», esclama il legale, «secondo il Tas, Salomone avrebbe dovuto chiedere lumi a Andrea durante le controanalisi, peccato che in quei due giorni c'erano solo le urine di Andrea. Loro non lo sapevano». C'è poi l'omertà malese. Il 27 luglio Andrea invia una mail all'Hotel Sama Sama di Sepang per chiedere l'origine della carne mangiata da loro.

 

 

 

Zero risposte. Paolo Campinoti, patron del Team Pramac, prova a dare una mano al suo ex pilota chiedendo aiuto al titolare del Marini' s, ristorante dove Iannone ha mangiato a novembre e meta abituale dei piloti, ma quello si nega per «non rovinare la mia reputazione». Beffa su beffa, al punto 158, il Tas afferma che, se anche questi sforzi fossero andati a buon fine, non sarebbe stata comunque provata l'origine della carne. Come a dire: è tutto già scritto.

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