Adriano Galliani a Libero: "Monza in serie A. Ibrahimovic? Dopo che l'ho venduto al Psg..."
Ventinove trofei vinti in 31 anni è il numero da capogiro della bacheca del Milan targato Berlusconi. Silvio acquistò la società il 20 febbraio 1986 per portarla all'apice del calcio mondiale dopo anni di magra e darle addio, non senza dolore, il 13 aprile 2017. Ma nessun successo sarebbe stato raggiunto senza avere al suo fianco l'amministratore delegato Adriano Galliani. Un legame indissolubile, che dura da oltre quarant'anni, e che continua tutt'ora al Monza, club grazie al quale è nato il rapporto tra la coppia più vincente del calcio italiano, come ricorda con emozione lo stesso Galliani.
«Conobbi Berlusconi il primo novembre del 1979 quando, invitato a cena a casa sua per lavoro, mi chiese di costruire le reti televisive nazionali, che sarebbero poi diventate Canale 5, Rete 4 e Italia 1. Io accettai ma ad una sola condizione: dovevo poter seguire il Monza in casa e in trasferta, società di cui ero comproprietario dal '75 e grande tifoso. Berlusconi mi guardò come un pazzo ma accettò. Continuai ad occuparmi del Monza per altri 6 anni. Finché nel dicembre dell'85 mi chiese di dimettermi per diventare ad del Milan. Il resto è storia. Quando mi ha chiamato di nuovo al Monza, il 28 settembre 2018, non ho potuto dire di no, perché è il club dove tutto ha avuto inizio».
Il segreto dei vostri successi?
«Berlusconi è un fuoriclasse assoluto. Io ho vissuto le sue quattro vite: la prima, quando faceva il costruttore, la seconda a capo del gruppo Mediaset, la terza al Milan, e infine la quarta in politica. In tutti questi anni ho avuto la buona sorte di essere al suo fianco e la chimica ha funzionato».
Ecco, perché allora avete scelto come allenatore Cristian Brocchi, quando al Milan nel 2016 non era stato confermato?
«Nel 2013 lo avevo scelto io per guidare gli Allievi del Milan. Quando è subentrato a Sinisa Mihajlovic nel 2016 ha fatto bene, tanto da aver giocato una buonissima finale di Coppa Italia contro la Juve (persa 1-0 ai supplementari, ndr). Abbiamo chiamato lui al Monza perché lo riteniamo un buon allenatore e perché applica un modulo che è il 4-3-1-2, il più amato dal sottoscritto e dal presidente Berlusconi e lo stesso del Milan di Sacchi».
Quindi non ci furono screzi tra Brocchi e la dirigenza ai tempi?
«Assolutamente no. Anche perché non abbiamo scelto noi Vincenzo Montella per l'anno successivo. La trattativa intavolata con Yonghong Li prevedeva che a gestire il Milan fosse la vecchia società, cioè noi, ma che le decisioni definitive venissero prese dal nuovo compratore».
Col Monza avete conquistato la promozione in B, ora state ultimando una campagna acquisti da top club per andare in A.
«Io e Berlusconi ci sentiamo ogni giorno per condividere le nostre idee. Mi ha dato subito il via libera per l'acquisto a titolo definitivo di Carlos Augusto dal Corinthians, terzino sinistro brasiliano classe 1999. Mi ricorda molto Serginho. Lo stesso vale per Mirko Maric, 25 anni, che l'anno scorso è stato capocannoniere del campionato croato e per me è fortissimo. Oggi dovremmo ufficializzare l'ultimo colpo di mercato (Davide Bettella, difensore in prestito dall'Atalanta, ndr)».
Sabato lei ritornerà a San Siro per l'amichevole del Monza contro il Milan (20.45, Italia 1).
«È da tanto tempo che manco da San Siro a causa del Covid. Ma da quando non sono più al Milan non mi sono mai perso una partita. Tranne quando gioca in contemporanea col Monza ovviamente».
Incontrerà Zlatan Ibrahimovic che aveva portato al Milan il 29 agosto del 2010
«E 10 anni dopo Ibra torna al Milan, una bella ricorrenza. È un giocatore che ha dimostrato di fare la differenza in campo e nello spogliatoio. Gli voglio molto bene anche se dopo averlo venduto al Psg (estate 2012, ndr) non mi ha parlato per oltre un anno».
Cosa ne pensa di Tonali in rossonero?
«Giocatore bravissimo. Ma non mi sembra il nuovo Pirlo. Se dovesse arrivare davvero sarei molto felice, essendo milanista fin da piccolo darebbe un valore aggiunto alla squadra».
Parlando di Pirlo, si aspettava di vederlo sulla panchina della Juve alla sua prima esperienza?
«Lui è un predestinato. L'ho visto tre giorni prima che venisse nominato allenatore dei bianconeri, nell'amichevole tra Monza e Juve U23. Gli ho detto che sarebbe diventare un fuoriclasse anche in panchina» .
Quale sono i suoi sogni futuri?
«Vedere il Monza in A e il Milan in Champions».