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Cristiano Ronaldo, prima grana per Andrea Pirlo: "Come vuole convincerlo a restare alla Juventus"

Claudio Savelli
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Solo una settimana fa, Andrea Pirlo affermava che «a tutti piacerebbe fare come Guardiola o Zidane e ritrovarsi in prima squadra, ma bisogna meritarselo». È la dimostrazione che non c'è nulla di programmato nella scelta della Juventus. O meglio: se lo era l'esonero di Sarri, di certo non lo era la promozione di Pirlo, che non sarebbe stato presentato in questo modo e in questi termini pochi giorni prima per guidare l'under 23. La morale è che Andrea da Brescia si ritrova in una situazione tanto invidiabile quanto "evitabile": iniziare in questa Juve è un onore, ma farlo in questo momento e in questo modo diventa soprattutto un onere. Pirlo dovrà rimediare ad errori altrui prima ancora di aver la possibilità di commettere i propri. Primo: convincere un titubante Ronaldo a sposare il nuovo progetto, che per paradosso ad oggi è più nebuloso di quello appena accantonato. Lo aiuta il contratto del portoghese da 31 milioni netti a stagione, in vigore ancora per due anni: un peso difficilmente sostenibile da altri club per un 35enne, escluso il Psg e pochissimi altri, soprattutto se arrivasse una cessione di Neymar o Mbappé. Ma tentar non nuoce e uno come Leonardo, ds dei parigini, non può non fiutare l'occasione: dalla Francia sostengono che sia in agenda un incontro con Jorgé Mendes, agente di Cristiano, a Lisbona durante le Final Eight di Champions.

COMANDA BUFFON?
La Juve vuole tenerlo fino a scadenza (tra due stagioni) ma sa che Ronaldo è padrone del suo destino, come accaduto a Madrid. Dovesse chiedere la cessione, cercherebbe di trarne il massimo: circa 55 milioni per evitare una minusvalenza e un conseguente alleggerimento di un centianio di milioni lordi sul monte ingaggi dei prossimi due bilanci. Sarebbe una boccata d'aria sotto il peso degli stipendi troppo alti per giocatori troppo in là con l'età, ma non la soluzione. Pirlo può convincere Ronaldo con l'approccio morbido, da gestore più che da innovatore, come il primo Zidane al Real Madrid. A livello tattico, non conta il modulo ma gli interpreti, in particolare il partner d'attacco: una punta di livello assoluto. Higuain non lo è più e Dybala non è abbastanza. Le idee sono Milik (45 milioni la richiesta del Napoli: trattativa in stallo) e Raul Jimenez del Wolverhampton, 29enne messicano per cui ne servono 60, guarda caso gestito dello stesso procuratore di Cristiano. Ma "Pirlolandia" non conta in questa fase. Conta semmai la capacità di Andrea di imporsi, di far capire subito che volto avrà la sua Juve, e che sarà davvero "sua" (e non di Buffon, Chiellini o Bonucci, come sostengono i malfidenti).

DA TONALI A ZANIOLO
E conta la capacità della società di riavviare un progetto che in caso di permanenza di Ronaldo, attorno a quest' ultimo dovrà ruotare: sarebbe assurdo non sfruttarlo per far crescere gli altri. E per riuscirci bisognerebbe evitare di accerchiarlo di giocatori sul viale del tramonto, con stipendi fuori logica. È questo l'inderogabile onere di Pirlo: pretender una rivoluzione nella rosa. Che è esattamente ciò che ha sbagliato Sarri: accettare il pacchetto preconfezionato, in nome dell'onore di allenare la Juve. Perché senza un taglio netto con i rami secchi, rischia di appassire. Sono tante e pesanti le zavorre: Higuain e Khedira, pagati troppo (7,5 e 6 milioni netti all'anno) per l'età (33 e 34 anni) e il rendimento; Douglas Costa (6) e Ramsey (7), più in infermeria che disponibili; Matuidi e Cuadrado, 32-33enni di lusso (3,5); Rugani e De Sciglio, rincalzi pagati come titolari (3,5). E per finire Buffon, secondo portiere da 1,5 milioni. L'arrivo di Arthur e di Kulusevski (23 e 20 anni) sono un buon inizio, ma non bastano: Tonali e Zaniolo (21 e 20) sono i nomi indicati dal nuovo mister. Ma alla base, se è stato spietato l'esonero di Sarri e coraggiosa la scelta di Pirlo, dovranno essere altrettanto le richieste di quest' ultimo, con o senza Ronaldo.

 

 

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