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Lega calcio, l'accusa di Fabrizio Biasin: "Tanti presidenti hanno pensato solo ai fatti loro"

Fabrizio Biasin
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Ben ritrovati all'ultimo atto del chiacchiericcio di Palazzo prima della ripartenza (venerdì e sabato torna la Coppa Italia, gioite). Oggi va in scena l'assemblea federale, più o meno la miliardesima da tre mesi a questa parte insieme a quelle delle varie Leghe e pure a quelle di condominio. All'ordine del giorno c'è l'arcinota questione legata alla quarantena di gruppo in caso di positività del singolo, ovvero «che si fa se tocca chiudere la stagione in anticipo?». Si prevede un livello di scazzo atomico per il tentativo di alcuni di arrivare al blocco delle retrocessioni, a meno che non siano matematiche (francamente ridicolo, diciamolo). Oggi si vota, servono 11 preferenze per determinare la scelta. La Lega di Serie A porta al tavolo 3 rappresentanti, difficilmente troverà 8 adesioni per attuare il suo diabolico piano, approvato venerdì in Assemblea da 16 club su 20 (congelamento della classifica, assegnazione dei posti in Europa con la media punti, stop alle retrocessioni, tanti saluti al famoso algoritmo). I club di serie B si sono un filo risentiti, in particolare gli amici del Benevento: impedire ai campani di andare in serie A dopo una stagione trionfale sarebbe effettivamente assurdo. Anche il piano alternativo (2 retrocessioni al posto di 3) potrebbe non essere sufficiente per tenere tutti tranquilli. Poi, certo, c'è anche l'ipotesi playoff-playout ma piace praticamente a nessuno. Altro tema in discussione: l'esclusione dal campionato delle squadre che non rispetteranno il protocollo medico, rendendosi protagoniste di violazioni evidenti, come ad esempio la mancata effettuazione dei tamponi ai calciatori. Insomma, ce n'è per tutti i gusti e, anche oggi, riusciremo a farci riconoscere. Scommettiamo? Ebbene, a pochi giorni dal ritorno del nostro calcio e a prescindere da quello che verrà deciso oggi, ci pare giusto essere severi con i rappresentanti della nostra Lega Serie A, non tutti, ma molti sì. Questa storia delle retrocessioni bloccate suona francamente come una devastante mancanza di rispetto e sensibilità rispetto a tutto quello che è successo. Spieghiamo. Nel corso degli ultimi mesi pochi presidenti si sono esposti ufficialmente per la sospensione del campionato.

 

Chi lo ha fatto ha messo davanti le ragioni della salute: «Non dobbiamo giocare, la situazione non ce lo consente». Ci abbiamo creduto o, quantomeno, ci avremmo voluto credere. Il tentativo di arrivare al congelamento delle classifiche in caso di stop ci costringe a un passo indietro: il virus e le rogne collegate erano e sono una scusa per badare ai propri porci comodi. Oh, non è stata la prima volta e non sarà l'ultima, ma questa totale mancanza di sensibilità, sommata alla totale incapacità di pervenire a soluzioni comuni che non prevedano l'incazzatura di questo e quello, ci porta a dover dire che sì, il pallone tornerà a rotolare ma noi continueremo ad essere quello che siamo: un branco di lupi, neanche troppo belli.

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