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Ayrton Senna, le parole che non ha voluto dire prima di morire: il toccante racconto di Leo Turrini

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Il  1 maggio 1994, la catastrofe di Imola, la crocifissione in diretta mondovisione di un Mito, è un po' come l'11 settembre. Leo Turrini sul Giorno ricorda il giorno della morte di Ayrton Senna durante il Gran Premio di Imola. "Io e Senna eravamo amici e sarebbe toccato a me, due giorni dopo, il martedì 3 maggio, accompagnarlo a casa sull'aereo che lo restituiva al suo Brasile. Una ferita mai suturata, uno sbrego mai riparato. Nonostante il tempo sia passato e ne sia passato pure troppo. E allora, per autodifesa!, per spostare più in là il confine dell' indicibile, io ormai racconto il giorno prima. Il 30 aprile 1994. Quando, senza potessimo immaginarlo nemmeno lontanamente, i nostri occhi si incrociarono una volta ancora. L' ultima. Senna era profondamente cristiano. Quel sabato 30 aprile 1994, non rimasi sorpreso, nel cogliere l' intensità del suo dolore alla notizia che un suo collega, l' austriaco Ratzenberger, era morto in pista, lì a Imola".

 

Turrini ricorda il loro incontro: "Ci incontrammo nel retro dei box e fu un attimo. Io avrei avuto qualcosa da chiedergli, ma lui mi fece capire con una occhiata che non se la sentiva di parlare, che non era il caso. Mi rimprovero da ventisei anni (e l' ho già scritto, a beneficio dei miei quattro lettori), mi rimprovero, dicevo, di non avere forzato quel suo pudore. Non sarebbe cambiato nulla Ma mi dispiace, Ayrton. Quelle parole non dette, non le sentirò mai più".

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