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Dopo l'impresa col Chelseaquesta Juve può sognare

Champions, che esordio per i bianconeri: Oscar illude i blues con due perle, ma Vidal e Quagliarella rimontano. Gioco e personalità sono già ok
di Andrea Tempestini domenica 23 settembre 2012

La Juve esulta a Londra

2' di lettura

di Valerio Felletti Aspettavamo la Juve al varco, all’esame della Champions League dopo 1015 giorni di assenza dalla massima competizione europea. Una sfida, quella tra i campioni d’Italia e i campioni d’Europa, che serviva per capire quanto manca ai bianconeri per competere non solo nella nostra penisola ma anche nel resto del continente.  E la partita di ieri ha dimostrato che la Juve è l’unica italiana che può competere in Europa. Perché è vero che il Chelsea non sembra una corazzata, ma è pur sempre la squadra campione in carica. I bianconeri se la sono giocata alla pari contro i londinesi di Di Matteo, dimostrando di avere già acquisito una dimensione europea. Tant’è che nei primi 30’ era stata la Juve ad avere le due occasioni più limpide per sbloccare il risultato, prima con Marchisio e con Vucinic. Movimenti classici, quella della Juventus, che però rischiano di far male: inserimenti dei centrocampisti, con le punte che si allargano per lasciare spazio a Marchisio e Vidal.   Ciò che manca ai bianconeri è qualcuno che accenda la luce quando Pirlo è in difficoltà, e per questo sarebbe servito il Top Player in estate, un giocatore che si prenda la responsabilità di risolvere le situazioni difficili. Perché in difesa soffrono pochissimo, in fase di possesso la palla gira velocemente, ma con le fasce bloccate servirebbe un’invenzione (che non arriva da Giovinco, troppo in difficoltà). Un po’ come quelle che trova Oscar alla mezz’ora, quando in due minuti dà una doppia mazzata alla Juve. Due magie, soprattutto la seconda con un destro alla “Del Piero”. La voglia di non mollare della Juve è tutta in Arturo Vidal. Che fa fatica a camminare, zoppica, ma si fa trovare pronto al limite dell’area trovando con il sinistro il gol che riapre la partita. Un grinta che Conte riesce a trasmettere anche solo dalla tribuna, da dove guarda la gara senza nemmeno poter usare il telefonino per comunicare con la panchina, anche lui marcato a uomo come Pirlo.  Nella ripresa la Juventus prova a portare maggiore pressione, ma ben presto si accorge che il Chelsea non è il Genoa e i londinesi non concedono uno spazio che sia uno, tenendo le linee di difesa e centrocampo molto strette.  Nonostante le sofferenze, la Juve non molla mai: infatti Marchisio serve Quagliarella che insacca sotto le gambe di Cech il gol del definitivo 2-2. Mancherà qualcuno che accenda la luce, ma i bianconeri sono fenomenali nel non farla spegnere mai. Una grande personalità, trasmessa direttamente da Conte nella scorsa stagione. E si può sognare: dopo una rimonta così in casa dei campioni d’Europa, sfiorando anche la vittoria con la traversa che ferma il sinistro di Quagliarella, questa Juve può fare strada.

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